La Bussola d'oro


La New Line ha investito in questo film non soltanto un budget colossale, ma le sue stesse chances di sopravvivenza come casa di produzione autonoma. Tre anni e trecento milioni di dollari più tardi, cosa rimane della Bussola d'oro?

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Recensione a cura di Ilaria

TitoloLa Bussola d'oro
RegiaChris WeitzInterpretiNicole Kidman, Daniel Craig, Eva Green, Dakota Blue Richards, Sam Elliott Uscita14 dicembre 2007

Le premesse c'erano tutte. La Bussola d'oro, romanzo dell'inglese Philip Pullman uscito a metà anni Novanta, è una storia complessa, immaginifica e potenzialmente più "scandalosa" del Codice da Vinci; un fantasy sui generis, che si affranca dagli stilemi classici del genere per aprirsi a una riflessione metafisica che, nelle mani di un regista abbastanza visionario, poteva tradursi in immagini di grande epicità; e poi, la casa di produzione del Signore degli anelli, speranzosa di ripetere quel successo planetario; e un cast che definire stellare è poco.

Da tutti questi ingredienti, però, saltano fuori due ore scarse di noia frammista a confusione. Chris Weitz ha voluto (o dovuto, chi lo saprà mai?) tagliare dal film gli ultimi tre capitoli del libro, a uno stadio già avanzatissimo della produzione. Con il risultato che, mentre la prima metà del film arranca stancamente nella didascalica esposizione dell'universo parallelo in cui si svolge la storia, la seconda ora scorre velocissima tra scene di battaglia e fughe rocambolesche, senza lasciare allo spettatore il tempo di raccapezzarsi, né tantomeno di sviluppare un minimo di empatia con i personaggi, del resto caratterizzati in modo piuttosto superficiale.

Difficile sentirsi minacciati da villains scialbi e incolori, le cui motivazioni peraltro non sono ben chiare a chi non ha letto il libro; e altrettanto arduo identificarsi con la protagonista e temere per la sua sorte, semplicemente perché non ci è lasciato il tempo necessario per farlo. I momenti più densi di pathos e interazione fra i personaggi vengono interrotti bruscamente o sfumano ben presto nella scena successiva, fagocitati dalla frenetica macchina narrativa che avanza come un panzer. Peccato, perché la giovane Dakota Blue Richards regge più che bene il peso dell'intero film, dimostrando una maturità recitativa che promette bene per un eventuale sequel.

Nicole Kidman, che pure sulla carta era perfetta per il ruolo, è visibilmente a disagio in quasi tutte le sue (tante) scene: sembra perennemente indecisa sul da farsi, come se le mancasse la mano ferma di un regista capace. Su Daniel Craig e Eva Green è difficile pronunciarsi, perché se il primo se la cava dignitosamente nelle tre scene in cui appare, la seconda totalizza forse un minuto e mezzo di screen time (senza contare il risibile voiceover con cui inizia il film). Purtroppo, le scene tagliate erano in gran parte quelle con protagonista Lord Asriel/Craig; a questo punto si spera di poterle vedere almeno nel dvd (nei giorni scorsi si vociferava di una possibile "edizione estesa" in home video. In questo articolo   altre informazioni sulle scene tagliate e sul box office del primo weekend).

A risollevare in parte le sorti del film, gli effetti speciali: nel complesso molto ben riusciti, in particolare movimenti ed espressività degli orsi corazzati. Anche i daimon - le creature in forma animale che, nel mondo della Bussola d'oro, incarnano l'anima di ogni essere umano - appaiono generalmente realistici e convincenti, con qualche eccezione; e se non altro, la loro presenza non è invasiva come si era temuto: non distraggono eccessivamente lo spettatore, e interagiscono bene con gli attori in carne e ossa.

La Bussola d'oro è una grande occasione mancata, risultato di una serie di scelte poco accorte, repentini cambiamenti di rotta in itinere e compromessi che lasceranno insoddisfatti i fan. L'espunzione del tema fondamentale, la critica alle religioni organizzate, non è bastata a placare le polemiche da parte delle organizzazioni cattoliche; polemiche che, a differenza di quanto accaduto con Il codice Da Vinci, non sembrano neppure aver giocato a favore del film.

Su QuesteOscureMaterie.it trovate altre due recensioni del film: qui e qui.

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