La abuela, la recensione I TFF 39
La abuela, il nuovo film di Paco Plaza, ci conferma che tempi di REC sono lontani, come già dimostrava il suo precedente Veronica
Quando invece da subito ci vengono messe tutte le carte sul tavolo, per poi servirsi di una per una, ed è palese l’orizzonte della narrazione, senza mai una deviazione, il risultato finale non può che essere l’opposto. Questo è ciò che accade in La abuela, il nuovo film di Paco Plaza: i tempi di REC sono lontani, come già dimostrava il suo precedente Veronica, ma in generale tutto l’horror spagnolo non sembra passare un buon periodo.
La storia dunque mette in chiaro il contrasto su cui verte: da una parte, il mondo della moda, giovane, laccato e seducente della nipote, dall’altra, quello della nonna, che deve affrontare la vecchiaia e il decadimento fisico e mentale. Le vicende si svolgono prevalentemente nella casa di quest’ultima, un antro che diventa, come da prassi, presenza viva e sorgente di terrore. Gli oggetti al suo interno (come una matrioska), le vecchie fotografie, i tanti specchi rinsaldano la relazione tra le due donne. La regia di Plaza però è del tutto sciapa: qualche movimento di macchina circolare e qualche cut improvviso per creare spaesamento, qualche falsa soggettiva per ingannarci, ma nulla di più per sfruttare a pieno le potenzialità della location. Un lavoro di routine, senza alcun trasporto.
Ci sono presenze oscure, porte che si aprono e si chiudono all’improvviso, una ragazza misteriosa, un evento fissato "dopodomani" che evidentemente funge da limite temporale, c’è infine la memoria della ragazza che fa brutti scherzi. Insomma, tutta una serie di presupposti riconoscibili su cui il film si adagia e cerca sostentamento, senza mai offrire un elemento di novità. Addirittura, ad un colpo di scena ne segue un altro pressoché simile, e si pretende di sorprenderci! Così, dopo un lungo lavoro di rilanci continui per creare un senso di attesa, al momento di tirare le fila il climax non può che trovarci totalmente disinteressati, per non dire infastiditi.