L'Imperatrice (stagione 1), la recensione

L'Imperatrice reinventa la biografia della celebre Sissi, calandola in un teen drama in crinolina privo di guizzi e coerenza

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Ecco la nostra recensione della prima stagione di L'Imperatrice, la serie incentrata su Elisabetta d'Austria disponibile su Netflix.

Il period drama (o, alla nostrana, dramma storico) sta recentemente vivendo un'era di nuovo fulgore; prodotti come The Crown hanno contribuito a rispolverare il genere, facendolo approdare con successo e fresco fascino sui lidi della serialità contemporanea. In questa scia vorrebbe inserirsi L'Imperatrice, parabola in sei episodi che abbraccia la prima parte della vita, appunto, da imperatrice di Elisabetta d'Austria, detta Sissi.

Certo che, osservando questa prima stagione, ci sembra di essere davanti a un prodotto più affine a Bridgerton che non alla serie sulla regina d'Inghilterra. Lungi dal voler raccontare la Storia, L'Imperatrice rielabora con assoluta libertà le vicende biografiche di Elisabetta, facendone un'adolescente ribelle fuori contesto rispetto al secolo a cui appartiene. L'intento è nobile, sebbene non nuovo; il risultato, duole dirlo, è mediocre quando non addirittura penoso.

Un mappazzone incoerente

Se potrà convincere il pubblico statunitense, totalmente digiuno di storia europea e avvezzo alla sciatteria di certe ricostruzioni tanto in voga ultimamente, L'Imperatrice risulta invece ridicolo agli occhi di chiunque abbia affinato il proprio gusto estetico e narrativo. Personaggi tagliati con l'accetta si muovono su un palcoscenico usurato e dozzinale su cui aleggia un profumo da telenovela. A nulla valgono gli sporadici sforzi della protagonista Devrim Lingnau per dare dignità a questo polpettone per bocche buone.

Qualsiasi ambizione volta a rendere la storia di Sissi appetibile ai palati di questo decennio cozza con la scrittura prevedibile e la rappresentazione schematica, talvolta macchiettistica dei personaggi. Fa forse eccezione il Massimiliano di Johannes Nussbaum, sebbene la comprovata amicizia con la cognata Elisabetta fiorisca qui secondo modalità più pruriginose, ma in nessun modo più interessanti. Al netto di ciò, il ritratto della giovane imperatrice che ci viene restituito è un manieristico, fasullamente sovversivo teen drama in crinolina; capitolo a parte, a tal proposito, meriterebbe la scadente rivisitazione dei costumi, priva di un'autentica visione e di un'impronta che possa giustificarne la lontananza dalla realtà storica.

Successo o fallimento?

A prescindere da un giudizio consapevole sull'operazione in atto, L'Imperatrice incontrerà senza dubbio il favore di una certa fetta di pubblico: la sua facciata è abbastanza rilucente da nascondere le falle di una messinscena trascurata e di una sceneggiatura scontata. Va inoltre dato atto alla serie di aver garantito, con le sue continue licenze storiche, un buon grado di curiosità sul futuro di Sissi. Sappiamo cosa la Storia abbia riservato a Elisabetta, ma possiamo solo intuire ciò che la finzione netflixiana abbia in serbo per lei.

Il fallimento di L'Imperatrice non risiede, dunque, nella volontà di reinventare una figura storica secondo stilemi contemporanei; il suo peccato originale è tutto nell'incapacità di garantire uno smalto autenticamente innovativo alla vicenda che ha voluto ricreare quasi da zero. La fatale assenza di originalità è ciò che affossa maggiormente questa prima stagione; seppur interessati a vedere come i prossimi episodi si discosteranno dalla vera biografia di Sissi, tratteniamo a stento uno sbadiglio davanti ai cliché narrativi, a metà tra teen drama e soap opera, che rendono L'Imperatrice più vecchia e polverosa di qualsiasi affresco storico accuratamente ricostruito.

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