L'estate più calda, la recensione

Una strana tendenza a non raccontare i grandi sentimenti che muovono le azioni dei personaggi rende L'estate più calda difficile da capire

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di L'estate più calda, uscito su Prime Video il 6 luglio

Un film d’ambientazione estiva ma con ben pochi capisaldi del genere; un film di ragazzi in cui si parla di sesso e ci sono scene a letto (niente di clamoroso, ma ci sono) girato però come un prodotto RAI, cioè fuori dal presente, dal mondo del 2023, e dentro una più rassicurante Italia da pubblicità. Non è chiaro che ispirazione abbia L’estate più calda, a chi si rivolga o che tipo di destinazione abbia in mente. È disponibile su Prime Video e qualifica la piattaforma come la tv generalista che conosciamo, solo un filo meno perbenista. Tutto senza contare l’effettiva riuscita, l’impegno e il senso generale di un film di questo tipo, tutto basato sull’attrazione fisica ma nel quale questa tensione e questi sentimenti di cui tanto si parla non li sentiamo mai.

È la storia di triangoli, amori e attrazioni tra ragazzi in un paesino della Sicilia e tutto intorno a una parrocchia. La storia centrale è quella del bel diacono e della ragazza di cui si innamora (storia non trattata come ci si potrebbe immaginare con deferenza verso gli obblighi talari, anzi). Il resto gli orbita intorno senza verve, tutto sempre condito (proprio come si fa nelle fiction) con inserti che alleggeriscono, affidati principalmente a Nino Frassica. E tutto, dalle storie d’amore alla parte carnale, fino anche a quella umoristica, è a volume 2.

Si potrebbe anche sorvolare, visto l’impianto generale, sulla realizzazione generica, il tono moscio, la mancanza di ritmo e mordente e il disequilibrio generale delle parti (un film che continuamente parte e si arresta, riparte e si riferma di nuovo…) ma che il triangolo sentimentale non entri mai nel vivo, non affondi e non abbia una presa uccide qualsiasi possibilità di essere coinvolti e in certi casi anche proprio il senso logico. Che Nino Frassica esca estremamente depotenziato e la linea di Stefania Sandrelli non funzioni mai davvero sarebbe ancora qualcosa di marginale, ma vedere due personaggi lasciarsi in auto piangendo e chiedersi come mai soffrano tanto visto che non ci sono mai apparsi così legati è grave.

L’estate più calda, semplicemente, non regge. Non reggono i suoi attori, non regge la sua scrittura e non regge il montaggio generale. “L’ho fatto per noi! Perché era l’ultima cosa che potevamo fare insieme!” dirà un personaggio a un altro riguardo un atto sessuale, anche se fino a quel momento non abbiamo visto nessuna reale decisione da parte sua nel conquistarlo e in quel punto il tutto viene presentato come uno snodo cruciale per lei. La sensazione alla fine è quella di guardare un film a cui qualcuno ha sottratto delle scene fondamentali o in cui fossero inseriti tutti i ciak meno emotivi, scartando quelli più convinti e partecipati.

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