Kung Fu Panda 2 - la recensione da Taormina

Abbiamo visto Kung Fu Panda 2 al Teatro Antico di Taormina, durante la presentazione ufficiale del film: ecco una seconda recensione...

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La cornice è tra le più suggestive che si possano immaginare: il grande Teatro Antico di Taormina, situato a più di 200 metri sul livello del mare, domina con la sua presenza millenaria un panorama naturale fantastico, che dalla cima dell'Etna discende raccogliendo le luci dei tanti paesini lì situati, fino a scivolare dolcemente nello Ionio.

Lo sguardo dei migliaia di spettatori intervenuti alla serata inaugurale della 57° edizione del Taormina Film Fest si sposta dunque dal panorama al grande palco e all'immenso schermo sul quale a breve sarebbe stato proiettato in anteprima nazionale Kung Fu Panda 2: si tratta del più grande cinema all'aperto del mondo in grado di regalare un'esperienza stereoscopica.

Dopo la breve cerimonia di consegna di riconoscimenti che vede protagonisti prima la diva Monica Bellucci e poi, premiato dall'Hollywood Reporter, il produttore Jeffrey Katzenberg accompagnato da Jack Black, inizia, con un piccolo ritardo sulla scaletta, la proiezione del film.

Nel bene o nel male, Kung Fu Panda 2 si rivela un prodotto assolutamente in linea con lo stile, finora rivelatosi vincente, perseguito dallo studio guidato da Jeffrey Katzenberg, che vede da sempre la major concentrarsi su progetti di facile appeal sul pubblico, sostanzialmente poco rischiosi sotto ogni punto di vista.

Anche in questo caso gli sforzi della produzione infatti si sono focalizzati sull'elaborazione dell'anima più marcatamente mainstream della storia, sulla quale c'è davvero poco da eccepire, a discapito tuttavia di quello che poteva essere un efficace approfondimento dei caratteri e che purtroppo emerge solo a tratti nella narrazione e in maniera decisamente insufficiente.

Va dato atto alla DreamWorks Animation di Katzenberg, che nella giornata di apertura del Festival sosteneva come questo film fosse un nuovo capitolo di una storia più lunga, di aver lanciato con intelligenza le basi per la storia di questo sequel già nel film precedente e di aver saputo riprendere in mano le redini di una storia che sembrava essere giunta alla sua naturale conclusione. L'eroico Po, il guerriero dragone che aveva compiuto il suo destino, si scopre invece vulnerabile di fronte ai fantasmi del suo passato e si ritrova a dover percorrere un nuovo sentiero che lo porterà a ottenere la “pace interiore”.

Il lavoro svolto sul personaggio non è da poco, e l'impalcatura fornita da Jack Black è un valore aggiunto indispensabile per poter godere appieno delle gag esilaranti di Po, sempre alle prese con i suoi problemi di peso o il suo appetito insaziabile. Anche qui la DreamWorks torna infatti ad ottenere il massimo risultato col minimo sforzo, giocando su momenti prevedibili ma innegabilmente divertenti basati sulla goffaggine del protagonista. Peccato come questa comicità quasi automatica di Po/Jack diventi quasi un paracadute e un sicuro rifugio anche in quelle poche scene, molte delle quali lo vedono dialogare con Tigre (Angelina Jolie), in cui sembra emergere qualcosa di più profondo.

E lo stesso villain, un cattivissimo lord Shen doppiato efficacemente da Gary Oldman (nella versione originale) nel suo ennesimo ruolo da cattivo, dimostra in alcuni momenti di possedere, dietro uno strato di crudele malvagità, un velo di malinconia per ciò che “avrebbe potuto essere”, che sarebbe stato interessante sviluppare maggiormente.

Per quanto riguarda gli altri quattro compagni di viaggio (Scimmia/Jackie Chan, Gru/David Cross, Mantide/Seth Rogen, Vipera/Lucy Liu) non è chiaro se la scelta di privarli di una caratterizzazione sia dovuta alla volontà di fornir loro un background in uno dei futuri sequel (l'intenzione è quella di arrivare fino a Kung Fu Panda 6) oppure se sia dettata dalla mancanza di tempo e dalla necessità di privilegiare le scene d'azione.

Queste sono infatti il punto forte della pellicola e il vero valore aggiunto portato dalla regista (Jennifer Yuh Nelson), con un netto miglioramento rispetto al primo capitolo sia in termini di quantità, potendo questo sequel fare a meno della parte dell'allenamento del protagonista, sia  dal punto di vista della qualità, con un'eterogeneità di momenti altamente spettacolari e coinvolgenti. Scene d'azione che appaiono sempre comunque filtrate in fase di elaborazione dalla decisione di adoperare il 3D, scelta confermata dalla stessa regista durante la conferenza stampa del mattino e che appare sullo schermo in vari momenti indubbiamente pensati per un pubblico che avrebbe sperimentato un'esperienza di questo tipo. In questo senso si può trovare già in fase progettuale una giustificazione all'utilizzo del 3D, che come detto nelle scene d'azione, ma anche nei bellissimi paesaggi ricreati, si lega bene alle immagini e risulta piacevole, anche se sorprendersi con questa tecnologia risulta sempre più difficile.

Questo è dunque Kung Fu Panda 2, un prodotto piacevole, molto divertente, che non rinuncia alla sua “miticità” (come direbbe Po), ma che conferma il trend, parzialmente smentito con Dragon Trainer, della DreamWorks Animation, di proseguire su un sentiero sicuro senza prendersi rischi maggiori. Evidentemente secondo lo studio è questa la ricetta perfetta per trovare la “pace interiore”...

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