Kona II: Brume, la recensione

Kona II: Brume è il seguito perfetto del titolo datato 2017. Un'opera consapevole dei propri limiti e che, proprio per questo, ci ha convinti

Condividi

Uscito nel marzo del 2017, Kona è un titolo fortemente incentrato sulla narrativa sviluppato dai ragazzi di Parabole. Un’opera ambientata in Canada e che fa proprio delle leggende del posto il proprio punto di forza, mescolando il genere thriller con atmosfere dalle tinte horror. La trama vede un investigatore privato di nome Carl Faubert che si trova bloccato in un piccolo paese del Nord-du-Québec dopo aver accettato un lavoro da un cliente misterioso. Bastano pochi istanti in città per capire che c’è qualcosa che non va. Alcuni abitanti del paese sono scomparsi, mentre altri vengono trovati congelati con un’espressione di terrore sul volto. Questo è solo l’inizio di un’avventura che mescola folklore e mistero. Un’avventura che fornisce tutte le risposte e che non sembrava aver bisogno di un sequel.

Eppure i ragazzi di Parabole hanno deciso di dare vita a Kona II: Brume.

Disponibile dal 18 ottobre su PC, Nintendo Switch e console PlayStation e Xbox, questo secondo capitolo ha inizio pochi secondi dopo la conclusione del filmato finale del primo episodio. Forte di un comparto grafico ripulito e di qualche aggiunta al gameplay, Kona II: Brume punta a portare avanti la storia di Carl, approfondendo la sua psicologia e cercando di evolvere tutte quelle caratteristiche che hanno fatto innamorare numerosi giocatori dell’opera originale. Saranno riusciti gli sviluppatori canadesi in questo difficile intento? Scopritelo insieme a noi.

THE DAY AFTER TOMORROW

La trama di Kona II: Brume vede il succitato Carl Faubert raggiungere l’altro capo del lago dopo la rocambolesca fuga dalla mostruosa creatura che lo ha inseguito nel primo capitolo. Una volta raggiunta questa nuova area, l’investigatore si accorge della presenza di una strana foschia (la bruma che dà il titolo all’opera) che sembra causargli delle inquietanti visioni. Questa foschia si diffonde tra i boschi e nelle case vuote degli abitanti, che risultano ancora una volta misteriosamente scomparsi. Carl dovrà quindi cercare di capire cosa sta accadendo, cercando allo stesso tempo di rimanere in vita e di evitare di finire tra le grinfie di quel mostro che sembra tanto intenzionato a ucciderlo.

Il pregio maggiore di questo secondo capitolo è proprio la maturità raggiunta dai ragazzi di Parabole. Il team canadese ha tenuto quanto di buono fatto nel 2017 e ne ha evoluto qualsiasi elemento, focalizzandosi in particolar modo sulla narrativa ambientale. Carl è infatti in possesso di un taccuino, che riempirà con i propri pensieri. Trovare nuovi documenti e scattare delle foto per documentare l’accaduto diventa quindi una delle attività principali di Kona II: Brume. Questo non solo riempie il diario come una sorta di album delle figurine, ma serve per comprendere e tenere traccia di una storia frammentata e che non lascia nulla al caso. In generale, la trama ci ha tenuti incollati per tutte le otto ore di durata, gettandoci all’interno di una storia dall’atmosfera inquietante che ci ha ricordato alcuni tra i migliori episodi di X-Files.

CONOSCERE I PROPRI LIMITI

Kona II: Brume rimane un titolo ancorato al gameplay del primo capitolo. Questa volta, però, le sezioni puramente esplorative sono inframezzate dalla ricerca dei già citati elementi da aggiungere al diario, da qualche semplice puzzle ambientale e persino da qualche momento di shooting. Se le sparatorie non riescono a essere particolarmente soddisfacenti, lo stesso non si può dire per l’ottimo level design, che ci ha spinti a vagare in lungo e in largo, guidandoci lentamente verso l’obiettivo da raggiungere. Questo comporta una prosecuzione nell’avventura ritmata, mai troppo lenta e mai troppo veloce. Un pregio non da poco, che dimostra la padronanza di questo linguaggio da parte del team canadese.

Una volta ottenuta la pistola, una paura ha però cominciato a insinuarsi nella nostra mente. E se gli sviluppatori avessero tentato di rivoluzionare il gioco, inserendo diverse novità per paura di rimanere ancorati al passato? Fortunatamente il seguito di Kona è estremamente consapevole dei propri limiti e sfrutta tutte le aggiunte solamente per dare maggiore varietà alla storia. Il titolo rimane un’affascinante avventura in prima persona, dove la narrazione è al centro di tutto e dove il gameplay è solamente una “scusa” per immedesimare maggiormente i giocatori nel racconto.

Torna anche l’aspetto survival, ma come nel primo capitolo raramente troverete problemi a gestire la vostra temperatura corporea. Nel caso si preferisca un’esperienza più intensa, è comunque possibile affrontare l’avventura a un livello di difficoltà più alto. Il quel caso il gioco diventa sensibilmente più difficile, accontentando anche i giocatori più hardcore. Il nostro consiglio è comunque quello di completare il titolo alla difficoltà intermedia, in modo da godervi maggiormente il comparto narrativo dell’opera sviluppata da Parabole.

UN NETTO SALTO TECNICO IN AVANTI

Esteticamente, Kona II: Brume è un vero piacere per gli occhi. I modelli 3D degli oggetti e gli ambienti sono ricostruiti alla perfezione. Gli interni sono curati e danno effettivamente la sensazione che si tratti di location vissute. Gli esterni, invece, permettono al motore grafico di giocare con effetti di luce, riflessi e profondità di campo, dando vita a interessanti effetti ottici che ci fanno percepire la difficoltà di Carl nell’osservare alcuni elementi più lontani di altri. Una pecca: le animazioni degli esseri umani non ci hanno particolarmente convinto, ma fortunatamente nel corso dell’avventura ne incontrerete davvero pochi. Ottimo anche il comparto sonoro, che presenta un buon doppiaggio in lingua inglese e una colonna sonora d’atmosfera che ci ha accompagnati perfettamente per tutta la durata dell’avventura. Ultima chicca: il titolo è interamente sottotitolato in italiano, rendendolo accessibile anche a chi non mastica ancora bene l’inglese.

Kona II: Brume è un’opera perfetta all’interno del suo ecosistema. Non esagera, non innova, ma perfeziona quanto visto nel 2017. Il pregio principale dell’intero titolo è ancora una volta il comparto narrativo, che ci ha tenuti calamitati sin dal primo minuto di gioco. Se amate i titoli investigativi con una vena di horror, l’opera di Parabole potrebbe essere il regalo perfetto da farsi durante le vacane di Natale. Un gioco ambientato tra i ghiacci, perfetto per essere affrontato con una buona tazza di cioccolata calda sulla scrivania e la neve che cade fuori dalla finestra. Un titolo dal sapore “invernale”, che ha saputo dimostrarci nuovamente le grandi doti del team canadese.

Continua a leggere su BadTaste