Kobe - Una storia italiana, la recensione
Tutto incentrato sulla celebrazione del suo campione recentemente scomparso, Kobe - Una storia italiana nella sostanza non racconta nulla
La nostra recensione di Kobe - Una storia italiana, dal 15 settembre su Amazon Prime Video
Diretto da Jesus Garcés Lambert (Caravaggio - L'anima e il sangue), Kobe - Una storia italiana si focalizza sul periodo, tra i 6 e i 13 anni, trascorso nel nostro Paese dal giovane Bryant, quando con la sua famiglia accompagna il padre Joe, anch'esso cestista, tra varie squadre, passando a Rieti, Reggio Calabria, Pistoia a Reggio Emilia, muovendo i primi passi nel mondo del basket. Il documentario dà voce ai suoi cari amici, ai primi allenatori e giornalisti, alternando filmati d'archivio, ricordi dello stesso Bryant a scene con attori che ricostruiscono piccoli momenti che la camera non poteva registrare, come i pomeriggi passati dal piccolo protagonista con una sua amica.
Il documentario dunque non racconta nulla di veramente nuovo su quello che già si conosceva del personaggio e anche qualsiasi altro spunto di riflessione viene meno. Nel passaggio della famiglia Bryant in varie città, ai margini emerge la collisione tra un'Italia che negli anni '80 sembra ancora ancorata alle tradizioni e chi invece porta con la cultura americana, simbolo di modernità e progresso. Ma sono solo momenti fugaci, e di conseguenza un ritratto di alcune città meno note del nostro Paese non emerge mai, lasciato affiorare solo da alcune brevi informazioni storiche/culturali che ci vengono concesse. In definitiva, dunque, Kobe - Una storia italiana potrà piacere forse solo all'appassionato e al fan di Bryant, che ne potrà vedere esaltate le gesta; chi invece cercherebbe qui di imparare qualcosa sul protagonista, sul basket o di avere uno scorcio inedito sull'Italia rimarrà deluso.