Kobane Calling, la recensione - Articolo del 13 aprile 2016 - 106799

Abbiamo recensito per voi Kobane Calling, nuovo libro di Zerocalcare edito da BAO Publishing

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Prima di qualsiasi discorso possibilmente valido e analitico su Kobane Calling, nuovo libro di Zerocalcare edito da BAO Publishing, avvertiamo necessario il fare una premessa: parlare di un'opera del fumettista romano Michele Rech, specie di quest'opera, è un compito abbastanza arduo. Per una grande varietà di motivi, e anche perché tutti hanno lecitamente qualcosa da dire a riguardo. Più facile, dunque, iniziare dichiarando quello che non faremo: non parleremo di Kobane Calling come di una "bibbia", un testo sacro contenente verità assolute che siano in grado finalmente di fare luce sulle grandi bugie dell'Occidente, sulla faziosità dei media, finalmente rivelate grazie al prode Zerocalcare. Né parleremo dell'autore come di un profeta generazionale, destinato a cambiare il mondo del fumetto e non solo quasi come fosse un supereroe. Non faremo i vati, non vi diremo che "lo avevamo sempre saputo", non parleremo di Michele come di un santo in grado di fare miracoli. Perché, probabilmente, fino a pochi mesi fa, nemmeno lo stesso Zerocalcare avrebbe potuto immaginare ciò che da lì a poco si sarebbe impegnato a realizzare. Perché l'autore è uomo e fumettista genuino, sincero, umile, che ha risposto solo al suo umano bisogno di raccontare (piuttosto che di essere letto), a suo modo, una storia della quale ha appreso e che gli entrata dentro sin dentro al midollo.

Kobane Calling giunge come tappa (momentaneamente) conclusiva di un viaggio (per la precisione, più di uno) fisico quanto immanente che ha portato Zerocalcare a impegnarsi in prima fila per imparare, e potenzialmente far imparare a sua volta, la Storia dei curdi, gruppo etnico indoeuropeo e popolo con una precisa identità sociale e religiosa, che abita un'area comunemente chiamata Kurdistan. Area, non Stato, si badi bene: questo popolo infatti vive da decenni una situazione politica anomala, con il proprio territorio spartito geograficamente tra i confini di Iran, Iraq, Turchia, Siria e Armenia. I curdi non sono dunque un popolo ufficialmente riconosciuto, non hanno una loro nazione, e sono da sempre sottoposti alle leggi e ai soprusi di popoli sovrani che hanno un profilo ben differente dai primi, proprio sotto il profilo politico e religioso, i due tratti che identificano maggiormente l'identità di una società. Se a questo si aggiunge che questi si sono trovati travolti e sommersi dall'avanzata dello Stato Islamico (ISIS), che ha un'identità completamente antitetica a quella curda, la "frittata" è fatta e servita. Nonostante questa cronica e crescente situazione di grave instabilità, il popolo curdo ha saputo dar vita a una società egualitaria e molto avanzata sotto tutti gli aspetti (in primis, l'emancipazione della donna), anche in confronto agli standard del nostro mondo occidentale. Si fa fatica, però, a venire a conoscenza della reale situazione attuale di queste persone se non grazie alla superficiale analisi che ci viene riportata dai media, specie da quando la cittadina di Kobane è divenuta il baluardo della resistenza contro l'ISIS. Questa però è solo la proverbiale punta dell'iceberg di un panorama ben più complesso e stratificato.

Zaino in spalla, Zerocalcare si è recato personalmente, più di una volta, a visitare il Rojava, striscia di terra condivisa in tre cantoni e regione proclamata autonoma dai curdi siriani, retta da un avanzato confederalismo democratico, regolato a sua volta da un contratto sociale. Da questa esperienza di vita, è nato il libro Kobane Calling, contenente al suo interno sia materiale già pubblicato (sul magazine Internazionale), che inedito. Il risultato è una lettura densa e travolgente, che dipinge al lettore una realtà incredibile, della quale probabilmente non era davvero a conoscenza precedentemente. Probabilmente, questa è davvero l'opera più grande, consapevole e matura di Michele Rech, che giunge come più recente tappa di un percorso di crescita umana e professionale, fatta da un uomo che, nella sua innegabile scalata al successo, ha saputo rimanere coerente e sincero verso se stesso e verso il suo pubblico, migliorando progressivamente sotto ogni aspetto. Kobane Calling è dunque un libro a fumetti di grande importanza e attualità, non solo nel mondo della Nona Arte, ma anche oltre, molto oltre: si tratta infatti di una lettura completa ed esaustiva, approfondita e ricercata, in grado di insegnare qualcosa senza risultare sterilmente didascalica o banalmente retorica. L'autore, nel raccontare una storia che gli sta evidentemente molto a cuore, e che merita l'attenzione di noi tutti, non si dimentica del suo stile, spontaneo e molto personale, grazie al quale riesce a narrare una delle pagine più rilevanti e drammatiche della Storia moderna, riuscendo persino a non prendersi troppo sul serio e a strappare qualche sorriso agrodolce. Dal punto di vista tecnico, se lo stile abbozzato e cartoony di Zerocalcare è rimasto sostanzialmente lo stesso, seppur con un naturale affinamento del suo disegno, è la padronanza dello storytelling l'aspetto più rilevante: Michele Rech riesce infatti a padroneggiare abilmente i tanti fili narrativi del suo racconto, che si muove fluido su più piani spaziali e temporali, senza mai rendere confusa la lettura, ma anzi estremamente funzionale alla crescita della curva emozionale del lettore, che raggiunge il suo climax nel momento perfetto.

Kobane Calling non è quindi "solo un fumetto", ma una lettura essenziale che può far comprendere, in maniera semplice e immediata, una vicenda assai spinosa.

In conclusione, una riflessione personale, quantomai d'obbligo. Nello scrivere le recensioni per BadComics.it, sono solito utilizzare la prima persona plurale, che rappresenta il pensiero e il lavoro della famiglia di questa piattaforma virtuale della quale faccio parte. Per la prima volta, abbandono questa scelta di registro perché avverto la necessità di aggiungere una mia esperienza di vita. Chi vi scrive è Raffaele Caporaso, che ha avuto modo di conoscere negli anni Michele Rech, incontrandolo e intervistandolo alle fiere, e trascorrendoci anche del tempo libero. Era giugno 2015, a Bari, la mia città, dove Zerocalcare era ospite della fiera locale BGeek. In quel periodo, l'autore aveva già fatto il suo primo viaggio in Rojava, e si apprestava a tornarvi da lì e poco: la cosa si sapeva, ma non si doveva sapere, né se ne poteva parlare in maniera ufficiale e professionale (principalmente, per motivi di sicurezza). In quel periodo, conoscevo poco (e niente) la situazione politica e sociale del Kurdistan, più per una mia questione di ignoranza e genuino disinteresse, che per mancanza di fonti. Inevitabilmente, l'argomento saltò fuori con Michele, il quale si prodigò di spiegarmi per filo e per segno quanto sapeva, non limitandosi unicamente a sciorinare definizioni su cos'è il PKK o l'YPG, ma arrivando persino a disegnarmi su un foglio (che conservo tuttora) la cartina dei tre Cantoni di Efrin, Kobane e Cizre, all'epoca isolati l'uno dall'altro, con in mezzo territori conquistati dall'ISIS. In quel momento, fui davvero e personalmente testimone del grande senso di umana partecipazione e appartenenza di Zerocalcare nei confronti di questa vicenda, alla quale da allora non ho mai smesso di interessarmi, e della quale questo libro è una sincera e accurata prova. Proprio la grande umanità con la quale viene raccontata questa storia è il più grande pregio di Kobane Calling. Per questo, e per molto altro ancora, sono legato da un senso di forte gratitudine nei confronti di Michele.

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