Kobane Calling, la recensione - Articolo del 17 gennaio 2015 - 42295

In Kobane Calling Zerocalcare si trasforma in reporter e ci regala un emozionante diario di viaggio direttamente dalle zone assediate...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Non dev’essere facile essere Zerocalcare di questi tempi.
Probabilmente molti aspiranti autori mi malediranno per questa frase, visto che sto parlando del fumettista più popolare degli ultimi anni, che riesce ad entrare in classifica ad ogni suo nuovo volume, competendo con i libri di narrativa più venduti.
Ma nonostante tutto, la figura di Zerocalcare non è ancora ben definita ed è chiaro che lo stesso autore stia cercando di trovare una sua identità e un formato di narrazione che si adatti al suo stile e al modo in cui si è fatto conoscere al grande pubblico. Prima storie di pochi pagine comparse su CaneMucco e online, poi le prime raccolte di storie brevi per passare infine a racconti più elaborati e strutturati completamente inediti.
Ora Zerocalcare si è cimentato con un nuovo esperimento, che potrebbe essere ricordato come il primo passo verso una direzione che delineerà meglio il percorso della sua carriera.

Zerocalcare è stato descritto da molti giornalisti come "un perfetto ritratto della sua generazione", definizione che lo stesso autore ha confessato di non condividere. Ma tra citazioni dai Cavalieri dello Zodiaco, ricordi di pomeriggi passati davanti a Street Fighter, e amori sbocciati tra i banchi per una gomma chiesta in prestito, il suo alter-ego a fumetti è un personaggio in cui possiamo riconoscerci facilmente.
Dopo averlo costruito per anni, Zerocalcare manda questo personaggio in missione in un mondo più grande, passa al livello successivo: sempre storie autobiografiche, ma non più ricordi del passato, buffi momenti quotidiani o divertenti nevrosi della società moderna, bensì uno spaccato di attualità, direttamente dagli stessi scenari che leggiamo sui giornali e vediamo nei servizi ai TG.
L'uomo della strada si ritrova a Kobane nel bel mezzo dell'assedio e osserva gli eventi attorno a lui senza alcun sensazionalismo, ma trasmettendo ai lettori un semplice diario di viaggio che riesce a tratteggiare quel mondo riuscendo a trasportarci in un contesto difficile come se fossimo al suo fianco.
In Kobane Calling però non mancano l'ironia e lo sguardo ingenuo che hanno sempre caratterizzato le sue opere, così come le citazioni alla cultura pop e alla sua Itaca-Rebibbia, elementi che non distraggono dal racconto ma anzi lo rendono più sentito ed emozionante.

Parallelamente alla sua carriera fumettistica, Zerocalcare ha da sempre disegnato locandine per centri sociali o manifestazioni, e vissuto un forte impegno politico che ha però sempre cercato di tenere ben distinto dalle sue "storielle". Questo sua nuova incarnazione da reporter riesce a fondere le due identità, trasmettendo messaggi profondi e in grado di toccare il cuore del lettore, tra un sorriso e un pugno nello stomaco. Le sue buffe vicissitudini tra ripetizioni a Blanka e le chiacchierate con Cinghiale ci fanno sempre ridere, così come ci siamo emozionati con la morte di Camille o con le avventure di nonna Huguette, ma forse a lungo andare questo schema stava diventando ripetitivo e il materiale autobiografico da cui pescare storie emozionanti stava per finire. Attraverso tutto ciò abbiamo imparato a conoscere Zerocalcare, vediamo in lui una parte di noi, e grazie a questa identificazione ora possiamo essere pronti a partire con lui per molti viaggi che ci facciamo approfondire aspetti dell'attualità.
Non sappiamo quali siano le intenzioni dell'autore, ma in veste di reporter ci ha regalato quella che riteniamo una delle sue opere migliori, nonostante le sole 42 pagine; chissà cosa riuscirebbe a fare con molto più spazio a disposizione.
Un enorme plauso va fatto anche alla prestigiosa rivista Internazionale, che per una settimana ha dedicato un terzo del suo spazio, riconoscendo il talento e le potenzialità di Zerocalcare, ma anche l'efficacia di un reportage a fumetti.

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