La recensione di King Of Killers, il film d'azione con Frank Grillo disponibile dal 22 settembre su Prime Video
Non è possibile parlare, guardare o anche solo valutare
King Of Killers prescindendo dai suoi valori produttivi evidentemente microscopici. Questo è un film pensato, scritto, recitato e girato con poco, senza idee e senza inventiva. È a tutti gli effetti un film povero da ogni punto di vista, espressione di
Kevin Grevioux, che l’ha sia diretto che scritto (da solo). Attore diventato filmmaker,
Grevioux ha iniziato a scrivere concependo la storia e i personaggi di
Underworld (ma non la sceneggiatura) e poi attraverso corti, episodi di serie e altri contributi a film diversi (ad esempio sua è la graphic novel da cui viene la terribile storia di
I, Frankenstein) è arrivato a questo suo primo film interamente scritto e diretto. E non è un buon biglietto da visita.
Dietro una storia tipica da action hero degli anni ‘80 (qualcuno gli ha fatto fuori la moglie e la figlia in fin di vita ha bisogno di un cuore!) c’è un veicolo per Alain Moussi, stuntman in cerca di una carriera da protagonista d’azione, che tuttavia è sorprendentemente legnoso proprio nelle scene d’azione e non può certo compensare con la recitazione (spesso somiglia a certi personaggi in computer grafica delle simulazioni di calcio, i tratti facciali assumono espressioni decise ma sempre prive di vita). C’è un grande e potente killer (Frank Grillo, poveraccio…) che per dimostrare di essere il numero uno ne ha assoldati molti altri (tra cui il protagonista) con il compito di ucciderlo in un gioco al massacro. È una trama che incrocia il torneo mortale con l’action classico senza saper scrivere bene nessuno dei due, ma soprattutto senza saper dirigere. Perché come nelle più becere produzioni Asylum qui c’è sangue finto, polvere finta, pulviscolo finto e addirittura anche fuoco finto quando le pistole sparano. Tutto in pessima computer grafica.
Non è mai chiaro se la differenza tra qualcosa di fatto bene e qualcosa di così approssimativo sia chiara a
Grevioux oppure se gli sia chiara e semplicemente la produzione abbia un’opinione così bassa del suo pubblico potenziale da pensare che non se ne accorgeranno. Purtroppo non è possibile nemmeno divertirsi un po’ con le molte scene di colluttazione tanto sono pessime le coreografie. L’intento sembra essere quello di guardare al cinema d’azione indiano e alla moda barocca che ha lanciato ma non c’è poi il coraggio di andare effettivamente fino in fondo con l’assurdo. Nemmeno la presenza di
Frank Grillo, qualcuno che sa molto bene come si faccia cinema d’azione, come si reciti un po’ di carisma, come si crei interesse intorno a un personaggio che ha nell’essere pericoloso il suo cuore, può fare niente.