Kinds Of Kindness, la recensione | Cannes 77

Vicino al cinema dei suoi esordi, Kinds Of Kindness è la parte radicale di Lanthimos, ma paradossalmente meno ficcante dei suoi ultimi film

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Kinds Of Kindness, il nuovo film di Yorgos Lanthimos con Emma Stone, presentato in concorso al Festival di Cannes e al cinema dal 6 giugno

È il momento di un film per sé. Kinds Of Kindness non è certo materia da Oscar, non è materia da box office e nemmeno da piccola gemma per un pubblico affezionato, è materia da festival, la cosa più vicina che Lanthimos abbia fatto ai suoi film greci da quando è diventato un cineasta internazionale, cioè da The Lobster in poi. Quest’esigenza di fare cinema più radicale e che esplori con più audacia i temi che gli stanno cari fino a oggi l’aveva portata avanti con i cortometraggi. Dopo La favorita e Povere creature! sembra invece che abbia ottenuto da Disney (tramite Searchlight Pictures) il via libera per un film di medio budget con star di primo piano, ma fatto come dice lui. Uno che non ha interesse a incassare (ma lo stesso ci proverà).

Kinds Of Kindness è una cavalcata di circa tre ore nelle quali vengono messe insieme tre storie che suonano come tre mediometraggi da circa 50 minuti l’uno, in cui i medesimi attori (Willem Dafoe, Margaret Qualley, Emma Stone, Jesse Plemons) si scambiano ruoli e funzioni. Sono storie di potere (ovviamente) e sono storie di stranezze, in cui l’ordine e le regole sociali come le conosciamo non funzionano o vengono sovvertite. Il cuore di quello che Lanthimos racconta sempre. Nel primo un dipendente di un’azienda è vittima di un capo che comanda la sua vita, da anni, dicendogli cosa fare anche a casa, e quando si ribella non sa come riorganizzarsi. Nel secondo un uomo la cui moglie sembrava dispersa non la riconosce più al suo ritorno, e si convince sia un’altra. Nel terzo la ricerca di una guru religiosa e guaritrice genera dinamiche strane tra un gruppo di persone. In tutti c’è una specie di gentilezza, falsa, che crolla quando qualcuno chiede a qualcun altro qualcosa di troppo.

Per fortuna c’è l’umorismo solito di Lanthimos! Quello che lui usa per esporre il ridicolo umano, le reazioni sbigottite e le soluzioni sceme a problemi paradossali, insomma l’umorismo che svela come le maniere in cui funziona il nostro mondo siano sceme, e che le accettiamo solo per abitudine. Per fortuna ci sono Jesse Plemons, Willem Dafoe, Margaret Qualley ed Emma Stone che lavorano molto bene su queste sceneggiature scritte per lavorare sull’assurdo (Plemons e Dafoe in special modo sono così a loro agio con questo tono da far sembrare tutto normale), per fortuna la forza di Lanthimos è sempre nella creazione di uno scenario più che nel suo svolgimento, e quindi questi tre abbozzi di film bastano, e anzi si fermano proprio quando sembra che le idee si stiano esaurendo.

Certo per essere il suo film radicale, che segue quelli fatti per il sistema, il paradosso è che è molto meno tagliente e molto meno capace di creare momenti e immagini d’impatto rispetto a Povere creature! o The Lobster (che tuttavia sono stati possibili proprio in virtù di quello che aveva sperimentato in precedenza con film più audaci). Di solito il cinema più personale e d’esplorazione è quello che non essendo vincolato al pubblico può andare a fondo su questioni particolari o sperimentare. Ecco Kinds Of Kindness non sperimenta molto (anche la colonna sonora musicale troncata di netto è totalmente sdoganata, c’è anche in Challengers), se non la possibilità per un film Searchlight di essere così fuori dagli schemi e rifiutare la narrazione convenzionale.

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