Killing Stalking, la recensione

Abbiamo recensito per voi Killing Stalking, il manhwa rivelazione di Koogi pubblicato da J-POP

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Killing Stalking 2, pag. 26Killing Stalking è uno dei webtoon (webcomics sudcoreani) più seguiti al mondo, ma forse nessuno, neppure J-POP, si aspettava che potesse raggiungere un tale indice di gradimento in Italia. Il nostro Paese è il primo in assoluto ad aver pubblicato il titolo di Koogi in formato cartaceo, e all'ultima Lucca Comics & Games è stato presentato il quarto brossurato, l'ultimo della stagione d'esordio, che uscirà in fumetteria mercoledì 15 novembre.

Ciò che risulta subito facile, dopo aver sfogliato i quattro albi che compongono questo primo grande capitolo della storia, è sganciare l'opera da una qualsiasi, banale etichetta Boy's Love. Killing Stalking è molto più di uno yaoi, per dirla alla giapponese; è vero, il rapporto e l'attrazione che si instaurano tra i due ragazzi sui quali è incentrata la vicenda sono parecchio rilevanti, ma, di capitolo in capitolo, trascendono ogni relazione convenzionale e assumono crescente complessità, oltre a nuove e inquietanti connotazioni.

Questo manhwa per adulti che è riuscito a conquistarsi la platea più variegata è essenzialmente un thriller a tutto tondo che alterna a un perverso gioco psicologico scene di crudeltà spietata. Koogi non nasconde nulla all'immaginazione di chi legge, si tratti di violenza o sesso. Strabiliante è la sua capacità di affrontare e raccontare tali temi con estrema naturalezza, senza offrire una chiave interpretativa, un proprio giudizio. La giovane autrice dal talento prodigioso ritrae in maniera analitica e distaccata ogni scena, quasi fosse dietro una camera da presa neorealista.

Killing Stalking 2, pag. 105Altro elemento spiazzante è la caratterizzazione dei due personaggi principali. Sono senza eccezione due psicopatici con una visione altamente deviata della realtà, frutto senza dubbio di pesanti traumi che sono stati finora descritti solo in parte. Yoon Bum è lo stalker, e ci appare inizialmente come il persecutore di Sangwoo, che apparentemente ne è la vittima. I ruoli vengono tuttavia ribaltati in breve tempo, ma non restano mai statici: le due personalità si rivelano infatti decisamente contorte, tanto che ogni sottotrama rimescola e rimette in discussione ogni opinione formatasi in precedenza. I due sono imprevedibili, sfuggenti, e ciò si attesta come uno degli aspetti più avvincenti di questo racconto strutturato come un meccanismo a combinazione: un congegno pronto a scattare secondo regole precise, che dimostra tutto il suo impatto emotivo nell'eclatante cliffhanger dell'ultimo volume.

Altra nota interessante risiede nell'ecletticità di questo fumetto, a partire dal tratto dell'artista: elegante e ricco di contaminazioni, non solo manga; il ritmo della tavola e la regia, costruita soprattutto da piani ravvicinati e attenta a catturare la più sottile emozione, lo avvicinano alla tradizione orientale, ma il layout della pagina, con le sue vignette rettangolari disposte in una gabbia geometrica, ricorda più la scuola occidentale. Nel suo insieme, il fumetto di Koogi è qualcosa di innovativo e molto accattivante, estremamente funzionale alla narrazione.

Per tutte queste ragioni, Killing Stalking è un prodotto fruibile attraverso diversi e sempre più profondi livelli di lettura, in grado di coinvolgere ampie fasce di pubblico, da quelli che vengono attratti dalla morbosa e torbida concezione edonistica dei due protagonisti a coloro che si appassionano alle infinite gradazioni di oscurità che si nascondono nell'animo umano.

Killing Stalking 4, pag. 12

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