Killing Eve 4x07, "Making dead things look nice": la recensione

Il penultimo episodio di Killing Eve anticipa, con scelte incoerenti e macchinose, un finale che non potrà risollevare il declino della serie

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Spoiler Alert
C'è un che di profondamene ironico nel fatto che il penultimo episodio di Killing Eve si intitoli Making dead things look nice. Se c'è una cosa che questa quarta stagione, disponibile in Italia grazie a TIMVision, sta tentando di fare sin dal suo esordio è, infatti, rendere gradevole qualcosa di morto; e quel qualcosa, duole dirlo, è proprio la serie stessa. Logorata da un'estenuante defibrillazione fatta di battute brillanti, la trama di Killing Eve sembra procedere ormai alla cieca, guidata unicamente dalla necessità di scioccare o far sorridere lo spettatore.

Making dead things look nice non è che l'ennesima riprova di un declino già palesatosi da tempo, declino che sta riducendo la serie tratta dai romanzi di Luke Jennings a una traballante parodia di se stessa. Nell'episodio, vigilia di un finale che prevediamo essere fiacco e sconclusionato, i difetti dello show passano in rassegna quasi come fosse uno showreel al negativo. Tra archi narrativi conclusi in sordina e personaggi che seguono schemi incoerenti, Killing Eve sembra riservare il peggio alla parte finale del suo percorso.

Nuovi (inutili) volti

Guardando la puntata, ciò che colpisce maggiormente è il pessimo uso che questa stagione ha fatto delle proprie new entry. Gunn (Marie-Sophie Ferdane) è solo l'ultima di una lunga schiera di personaggi creati solo per far procedere la trama in una determinata direzione; un uso macchinoso che va a innegabile detrimento di qualsivoglia profondità psicologica. A Pam (Anjana Vassan) non è riservato un destino migliore: se il suo ruolo all'interno della storia ci era finora sfuggito, in Making dead things look nice esso diviene squallidamente chiaro.

La stessa Hélène (Camille Cottin) ha subito un trattamento inglorioso, morendo in circostanze confuse ed emotivamente deludenti, sconfessando del tutto la propria costruzione come villain. Se Gunn sembra essere creata per far riavvicinare Villanelle (Jodie Comer) ed Eve (Sandra Oh), Pam non è altro che il - lacrimoso, certo - braccio assassino deputato a togliere di mezzo Konstantin (Kim Bodnia) a un passo dalla conclusione. A nulla o quasi è servito seguire il suo cammino fuori dalla gabbia dell'azienda famigliare; a nulla o quasi è servito vederla aprirsi alla vita mentre i Dodici tentavano di ridurla a strumento di morte. Giunti a questo punto, poco c'importa del suo futuro.

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Un dozzinale addio

Fa male distaccarsi da Konstantin, sarebbe folle negarlo; fa ancora più male farlo in una scena mediocre, priva di mordente sentimentale e di quella raffinatezza estetica che ha sempre caratterizzato Killing Eve. La sua morte avviene per mano di un personaggio che non abbiamo avuto tempo d'imparare ad amare, per motivi spogliati di qualsiasi interesse dal momento della scomparsa di Hélène. È una dipartita mesta e dozzinale, che lascia in bocca l'amaro non tanto per la perdita di uno dei migliori personaggi della serie, ma per le scialbe emozioni che questa perdita porta con sé.

Mentre Carolyn (Fiona Shaw) si prepara ad affrontare la propria sorte, non possiamo che domandarci perché Killing Eve abbia così poco a cuore i suoi protagonisti. Non paga di aver ridotto Eve e Villanelle a mine vaganti, piega alla propria svogliata scrittura anche comprimari che, finora, erano rimasti al riparo dalle sbavature più evidenti. L'impressione che abbiamo è quella di trovarci davanti a un corpo agonizzante. Inutile provare a renderlo gradevole; prolungarne la sofferenza è impresa infausta che debilita tanto la serie quanto lo spettatore.

Potete rimanere aggiornati sulla serie grazie ai contenuti pubblicati nella nostra scheda.

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