Killing Eve 4x05, "Don't get attached": la recensione
Il quinto episodio della quarta stagione di Killing Eve ci fa fare un salto nel tempo, con uno spaccato vivido della giovinezza di Carolyn
Il monito contenuto nel titolo del quinto episodio della quarta stagione di Killing Eve è la sintesi ideale dell'ultima scena della puntata. L'affetto è, secondo la serie, una debolezza su cui far leva al momento giusto; lo sa bene Eve (Sandra Oh) quando decide di rapire la figlia di Hélène (Camille Cottin). Lo sa bene anche quest'ultima quando, in risposta, costringe l'ex agente ad assistere impotente da dentro la sua auto all'esecuzione dell'amata/odiata Villanelle (Jodie Comer).
Un tuffo nel passato
Proprio Carolyn è al centro di un ampio flashback che caratterizza la puntata, attraverso cui entriamo per la prima volta in contatto con i reali volti dei famigerati Dodici. Osserviamo come tutto ebbe origine, in una Berlino animata da una gioventù spregiudicatamente anarchica; una gioventù di cui Carolyn e Konstantin (Kim Bodnia) sono stati protagonisti, così come quel Lars Meier (Ingvar Sigurdsson) cui tutti stanno, ai giorni d'oggi, dando la caccia.
Non meno interessante è il ritratto emotivo di Carolyn; in poche pennellate, viene rappresentato un rapporto di ironica complicità con il padre, membro dell'intelligence britannica e segretamente omosessuale; la reazione della ragazza alla perdita del genitore la dice lunga sulle modalità disfunzionali di elaborazione del lutto di Carolyn, già osservate nella terza stagione con la morte di Kenny. Non siamo di fronte a una macchina da guerra priva di sentimenti, tutt'altro; c'è da credere che la sua persistente dedizione al lavoro, a prescindere da quale causa stesse aiutando, abbia costituito un'ancora di salvezza fondamentale cui aggrapparsi tra le agitate onde della tragedia.
Un rimedio giunto troppo tardi?
A fronte di una partenza fiacca, la quarta stagione di Killing Eve sta recuperando terreno, seppur in modo goffo e spesso sfilacciato. Le varie linee narrative risultano non sempre efficacemente intrecciate (su tutte, quella di Pam appare, per quanto gradevole, del tutto scollegata dal contesto generale); eppure, episodi come Don't get attached ci dimostrano come ci sia ancora un mondo da raccontare dietro le gag e le battute brillanti che ormai costellano la superficie della serie.
C'è, in breve, ancora tanta sostanza da esplorare; viene da chiedersi, però, se non sia troppo tardi per proporre al pubblico una serie di approfondimenti sul passato dei personaggi, avendoli ormai calati in una routine di gesti quasi sempre uguali, schiavi dell'ingranaggio di una macchina narrativa adagiata sugli allori. Staremo a vedere se i prossimi episodi riusciranno nell'ingrato compito di dare una degna conclusione a una storia che rischia di arrivare alla stazione finale con ben poco smalto rispetto a quella di partenza.
Trovate tutti gli aggiornamenti su Killing Eve nella nostra scheda.