Killing Eve 4x02, "Don't Get Eaten": la recensione
Il secondo episodio della quarta stagione di Killing Eve vede Villanelle tornare alle sue vecchie abitudini, palesando la carenza di idee della serie
Cosa succede quando Villanelle (Jodie Comer) decide di dar retta alla sua personale proiezione di Gesù (ancora una volta, Jodie Comer)? Semplice: quello che è sempre successo dall'inizio di Killing Eve: un massacro. Perché gli autori abbiano deciso di rimandare di una puntata l'inevitabile caduta della protagonista della serie, invece, è un mistero. Non è certo questo l'unico dubbio che si affaccia alla mente degli spettatori dello show targato BBC America, ormai evidentemente incapace di suscitare sorpresa nel pubblico.
È paradossale come tutto ciò che la protagonista cerchi di fare per soddisfare le aspettative del prossimo finisca per ritorcersi contro di lei. Lo è ancor di più se si pensa che la sorpresa che i suoi gesti follemente cruenti desta nelle vittime è inversamente proporzionale a quella generata nello spettatore. Eppure, nel vederla dichiarare di essere diventata cattiva perché tutti, attorno a lei, la ritenevano tale, la tentazione di credere alla possibilità di una redenzione per Villanelle è tanta.
Nuove facce, vecchie dinamiche
Frattanto, Eve (Sandra Oh) contravviene alle indicazioni di Yusuf (Robert Gilbert) e decide di approcciare direttamente Hélène (Camille Cottin) per tentare lo smantellamento dei Dodici. La sua impresa va, al contempo, bene e male: l'ex agente si trova davanti a una donna pericolosa e spregiudicata, provvidenzialmente intenzionata (almeno in apparenza) a distruggere i Dodici quanto lei. Non mancano, nel loro incontro, momenti di morboso avvicinamento dalle sfumature sadomasochiste, con un sottotesto chiaramente erotico.
A giudicare da quanto avvenuto in Don't Get Eaten, Eve sembra ineluttabilmente attratta da un certo tipo di donna; nell'osservare le sue interazioni con Hélène è impossibile non ravvisare - seppur senza sprazzi di autentica follia - echi del suo tumultuoso rapporto con Villanelle. Cosa che, duole dirlo, ci riporta ancora una volta a quello che sembra essere il difetto fatale di questa quarta stagione: la prevedibilità.
Non basta certo vedere un Gesù drag o Carolyn (Fiona Shaw) alle prese con una tardiva e degradante gavetta al soldo dei russi per farci digerire una minestra riscaldata fin troppe volte. Le vibranti performance di tutto il cast salvano solo in parte una struttura arrugginita, e sotto lo smalto di battute brillanti è ormai ben visibile l'usura del tempo. Solo una decisa, coraggiosa inversione di tendenza può redimere Killing Eve; e noi, un po' come l'ingenua May (Zindzi Hudson), non vogliamo smettere di credere che un miglioramento sia ancora possibile, anche per un caso disperato. Speriamo che il nostro ottimismo non subisca la stessa sorte della giovane.