Killing Eve 4x01 "Just Dunk Me": la recensione
L'esordio della nuova stagione di Killing Eve ripropone stilemi usurati senza aggiungere nessun nuovo ingrediente a un cocktail già noto.
Dovendo scegliere un solo termine per descrivere l'incipit della quarta (e ultima) stagione di Killing Eve, esso sarebbe manierista. Tutto, in Just Dunk Me, rimanda a stilemi comparsi infinite volte nel corso della serie britannica, il cui esordio nel 2018 aveva fatto quasi gridare al miracolo. A distanza di due anni dalla terza stagione, il duello tra Eve Polastri (Sandra Oh) e Villanelle (Jodie Comer) riprende il cammino con una puntata scialba e priva di mordente.
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Stessa spiaggia, stesso mare
A enfatizzare il senso di già visto che permea l'intero episodio interviene una scena cardine, in cui Eve e Villanelle si trovano nuovamente faccia a faccia. A dispetto del tentativo dell'assassina di cambiare vita attraverso una fede fondata su basi opinabili, l'ex agente non riesce a vedere alcun mutamento in lei. "Se fossi davvero cambiata, non saresti venuta qui," dice Eve. "Se tu fossi davvero cambiata, non me l'avresti permesso," replica la criminale.
L'essenza di Just Dunk Me risiede tutta in queste parole, e si estende al di sopra della psicologia delle protagoniste, andando a coinvolgere il mood dell'intera puntata. A dispetto di una trasformazione ostentata - basti pensare alla comparsa del grottesco Gesù/Villanelle nel finale - Killing Eve non è cambiata di una virgola. L'inseguimento ostinato della trovata a effetto penalizza una sceneggiatura che perde in profondità tutto quel che vorrebbe guadagnare in causticità.
Nothing really matters
Villanelle resisterà alla pulsione di morte che l'ha sempre contraddistinta? Riuscirà Eve a sgominare il famigerato gruppo dei Dodici? Yusuf si rivelerà essere un accolito della sopracitata organizzazione? La mente dello spettatore salta da un'ipotesi all'altra senza reale curiosità. Sembra infatti che Killing Eve sia giunta a un punto di non ritorno, in cui le azioni delle sue eroine risultano tanto più prevedibili quanto più tentano di sorprendere.
Non è un caso che gli elementi di maggior interesse rimangano, in Just Dunk Me, personaggi secondari come Carolyn (la sempre splendida Fiona Shaw) confinata a fare l'addetta culturale a Maiorca e Konstantin (Kim Bodnia) divenuto sindaco di una cittadina russa. Eppure, anche qui intuiamo gli ingranaggi della macchina narrativa, volti inesorabilmente a piegare i comprimari alle esigenze della storyline della coppia di protagoniste.
Pigra fedeltà
Sarebbe ingiusto bocciare un episodio come Just Dunk Me: sebbene non offra nulla di nuovo allo spettatore, esso mantiene infatti un livello formale assolutamente impeccabile. Inoltre, la gradevolezza dialogica che ha caratterizzato le precedenti stagioni della serie non viene certo meno. Gli elementi che hanno consacrato lo show alla fama internazionale ci sono tutti, meno quello che però ce ne ha fatti innamorare in prima battuta: l'originalità.
Fa riflettere che una serie come Killing Eve, presentatasi sul palcoscenico televisivo con un carico innovativo non indifferente, si sia ridotta a mera imitazione di se stessa; la speranza (per ora assai flebile) è che riesca a svincolarsi dal giogo della propria stessa tradizione, non accontentandosi più di offrire al suo pubblico la medesima ammiccante facciata di sempre. In tal senso, l'apparente indifferenza di Eve nei confronti di Villanelle diviene specchio perfetto di quella del pubblico. Non ci sono più grandi emozioni, non ci sono più autentiche sorprese.