Kill or be Killed vol. 1, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo volume di Kill or be Killed, opera di Brubaker, Phillips e Breitweiser
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
La linea che divide il bene dal male spesso è sottile e in determinate situazioni diventa un confine talmente labile da risultare del tutto inesistente, soprattutto quando a essere in gioco è la nostra vita. Come reagireste se vi dicessero che per non morire dovreste uccidere un’altra persona? E che non dovreste farlo una sola volta, ma ripetere quest’azione ogni mese. Strappare una persona alla sua esistenza per continuare a vivere: uccidere o essere uccisi, togliere una vita per conservare la vostra.
Ed Brubaker è la mente dietro la perfida sceneggiatura di Kill or be Killed, solido noir dall'anima pulp e dalle contaminazioni demoniache. Quella che a una prima lettura appare come una storia carica di thrilling e decisamente appassionante, ben presto si trasforma in una lucida riflessione sull’agire a fin di bene. Dylan - un debole - si trova in un’inedita condizione di forza e prova ad attuare scelte davvero difficili per una persona riluttante come lo è lui. Dato per certo il perché uccidere (la propria sopravvivenza), come si sceglie chi deve morire? Basta sparare a uno dei tanti “cattivi” che ogni giorno popolano la cronaca nera dei quotidiani? O ci sono sfumature più profonde che rendono aleatorie le stesse categorie di “buoni” e “cattivi”?
La costruzione frammentata non intacca il ritmo della lettura: sebbene il racconto cominci in medias res, i flashback offrono gradualmente tutti gli elementi necessari a ripercorrere la drammatica vicenda di Dylan. La sapiente regia di Brubaker gestisce ottimamente le diverse fasi, alternando intensi incisi introspettivi ad adrenaliniche accelerate action. Le esperienze maturate precedentemente dallo scrittore - dal supereroistico Daredevil al noir di Criminal - confluiscono in questo emozionante volume e offrono il substrato concettuale dal quale far partire una storia dai contenuti forti, a tratti disturbanti per la crudezza di alcune sequenze.
Ad affiancare un Brubaker ispirato troviamo un altrettanto grande Sean Phillips: poche coppie nel mondo dei comics sanno completarsi così bene come questi due autori di indubbio valore. La tensione e la potenza della sceneggiatura prendono forma grazie allo stile sintetico di Phillips e vengono magistralmente elevante dai colori di Elizabeth Breitweiser, non nuova ad atmosfere oscure e demoniache, visto il suo lavoro sulla serie Outcast. L’amalgama è stupendo, funzionale alla serie, e poco importa se ci muoviamo di notte in vicoli bui, o in giro per New York in un gelido mattino invernale: le ambientazioni, come le emozioni, racchiuse in Kill or be Killed emergono in tutta la loro prepotenza grazie al lavoro di un team creativo già affiatato.