Kidding 1x09, la recensione
La nostra recensione del nono episodio di Kidding, con Jim Carrey
Kidding è la storia della sanità mentale di un uomo che ha perso un figlio e a cui è chiesto per lavoro di essere candido e controllato. Un uomo che vorrebbe riappropriarsi dei propri sentimenti dolorosi ed essere libero di parlarne e manifestarli, ma a cui viene costantemente chiesto il contrario. È insomma la storia di un problema professionale (essere affidabile nel proprio lavoro di volto e autore di un popolarissimo show per bambini) che è anche umano. Ora quel problema che era difficilmente tenuto a bada sta precipitando.
Pickles On Ice, la versione sui pattini dello show di mr. Pickles, è una realtà e nonostante i vari tentativi e la promessa che non ci sarebbe stata una versione “pupazzo” di mr. Pickles nello show, questa invece c’è. Jeff scopre anche che stanno cercando qualcuno che sia in grado di rifare la sua voce (non si sa mai) e di certo non vogliono che partecipi alla cerimonia di accensione dell’albero di Natale, che sarebbe live. Un rischio impensabile per uno nel suo stato. Il processo di sua estromissione dalla trasmissione è avviato. Qualcuno ha anche diffuso online un videogioco violento a tema Pickles, con le sue frasi sul dolore ogni qualvolta si spara ad uno dei suoi pupazzi.
Nello scambio migliore della puntata Jeff risponde al padre di non essere per nulla diventato pazzo ma che “questo è essere onesti quando tutto dentro di te è sottosopra”, e sembra un momento di grande sincerità, ma la risposta del padre anche suona vera e comprensibile: “Jeff stai avendo un esaurimento nervoso” alchè Jeff risponde con un gioco di parole che non è un “breakdown” (esaurimento nervoso) ma un “breakthrough” (svolta, cambiamento positivo).
Jeff sta mentendo a se stesso o è l’unico a vedere chiaro nel proprio dolore. La sua idea di non reprimerlo, nasconderlo e mascherarlo è buona? Ha diritto a mandare potenzialmente a monte gli affari in cui sono coinvolti gli altri (e lui in primis) perché non è giusto che non possa affrontare, elaborare e processare il proprio dolore liberamente?
All’inizio della serie la risposta a questa domanda pareva scontata, ora che invece tutto sembra peggiorare sempre di più non è chiaro come prima.
Forse una parziale risposta c’è poco più avanti quando Will a scuola farà qualcosa per farsi notare da una ragazza che gli varrà un richiamo dalla preside, la quale ne vorrà parlare con i suoi genitori. Lì Jill e Jeff davanti alla preside che sostiene che il loro figlio sta prendendo una brutta strada rispondono che non c’è nulla di male, ogni tanto, ad essere un po’ stronzo. Will va punito perché ha infranto delle regole ma non accettano di considerarlo indirizzato su un cammino pericoloso solo perché ha fatto una bravata o ha cambiato giro di amicizie.
Un po’ sembra la risposta a quel dialogo tra Jeff e il padre. Forse va bene essere stronzi qualche volta. Forse anche quel tipo di pulsioni e sentimenti non sono sempre sempre da reprimere. Forse è più sano mostrarli.
Anche perché ora che le ha represse per tanto tempo Jeff sta davvero per esplodere. La visione della propria versione pupazzosa nello spettacolo sui pattini dopo che aveva avuto assicurazione che non ci sarebbe stata scatena una rabbia difficile da reprimere e di colpo come se stesse giocando al videogame violento di inizio puntata, guarda le pattinatrici e vede mirini e punteggi. Pensa di sparargli.
Tuttavia quel che a quel punto succederà sul ghiaccio tra la famosa campionessa di pattinaggio chiamata a fare da star e testimonial dell’evento e sua sorella (più brutta e sfigata) che sta nel costumone di Jeff, è uno dei migliori cliffhanger della stagione.