Kidding 1x05, la recensione
La recensione del quinto episodio di Kidding, la serie con protagonista Jim Carrey
Salta fuori che mr. Pickles lo praticava da piccolo, spronato ad essere violento dal padre (Frank Langella con una parrucca di capelli, lo stesso che decenni dopo, nel presente, firma un assegno per Save the Children), picchiando fino a che non rimane il sangue avversario sul ghiaccio.
Questo show che, a partire da uno sconvolgimento come lo è un lutto, esplora la cosa più complicata in assoluto, la maniera in cui gli esseri umani vivano tempestati di emozioni complesse a cui non sanno spesso dare un nome, che non sono educati ad affrontare e che non conoscono mai davvero fino in fondo, approda alla più semplice e scontata delle emozioni: la rabbia. Tutto provoca la rabbia in mr. Pickles in questa puntata, tutto ciò che si è accumulato e tutto ciò che capita di nuovo.
Kidding, nei suoi momenti migliori, è davvero il prodotto dell’evoluzione della scrittura televisiva. Non è l’alfiere che la porta avanti, non è la serie che mostra a tutti nuove potenzialità o cosa si può fare spingendo il mezzo oltre quelli che riteniamo essere i suoi limiti ma è un prodotto possibile perché qualcun altro ha indicato la via. Senza punte eccessive, senza volerle avere e senza essere effettivamente innovativo riesce ad usare tutte le peculiarità della nuova scrittura televisiva per raccontare qualcosa di molto più pronfondo del solito. Profondo nel senso stretto del termine, dotato di più strati di livelli di lettura e capace di trascinare lo spettatore che lo desidera in fondo ad essi.
In questo episodio torna alla regia Michel Gondry e oltre a essere evidente per una serie di soluzioni artigianali nel suo tipico stile, lo è anche perché torna la capacità di creare immagini che raccontino i sentimenti repressi. La rissa sul ghiaccio del piccolo Jeff è resa tramite un montaggio spezzato di pugni dati all’immagine di un bambino, Jeff picchia una serie di foto di una faccia che prende il colpo, e la foto (non la faccia) è sempre più sporca di sangue. Tutto è mostrato in modo così montato e tagliato da sembrare vero ma con il tempo, con il sostituirsi delle foto, dice altro. Jeff non voleva picchiare quel bambino, Jeff vuole picchiare qualcos’altro, qualunque cosa, qualunque rappresentazione di chi gli si oppone, vuole sfogarsi.
In un altro punto un momento come quello nella tavola calda della pista da hockey (nel presente), che fonde tanti toni diversi, amaro e dolce, un po’ divertente e autoironico ma con un’amarezza di fondo richiamata dalla fotografia e dalla musica, lavora a molti livelli diversi ed è capace di farlo solo perché arriva a questo punto, con l’ambizione di trasformare la tristezza in un’occasione di cambiamento.
Abbracciare i propri sentimenti invece di reprimerli è quello che il cinema (ma anche le serie) raccontano quando non hanno null’altro da dire. Kidding non lo racconta lo esplora, esplora l’esplorazione di sé attraverso diversi toni, il giocoso, il serio, il drammatico, il pietoso e l’esaltante.
Esaltante come la voglia di mr. Pickles di affrontare suo padre a pugni chiusi, con le sue nuove scarpe, dopo essere uscito con la sua nuova ragazza e aver subito le novità riguardo la gestione del suo personaggio. Una rabbia poi improvvisamente stemperata dalla visione da una gigantesca maschera di sé. Perché nulla è semplice o scontato quando si parla di sentimenti.