Kidding 1x04, la recensione

La nostra recensione del quarto episodio di Kidding, la serie con Jim Carrey

Critico e giornalista cinematografico


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C’è Mr. P. cioè Mr. Pickles, e c’è P. Hunter, come si fa chiamare Danny Trejo nel primo episodio (cioè Pussy Hunter) di Kidding. Mr. Pickles ci metterà un po’ a capire per cosa stia quella P. ed è il simbolo, lo capiamo solo ora al quarto episodio, di una strana forma di idiosincrasia con il sesso che lo ha portato, finalmente, ad andare a letto con una malata terminale, una persona che morirà tra 6 mesi e che lui ora sembra trattare come una fidanzatina da cui attende la risposta a un messaggio.

Il sesso è arrivato solo perché intimamente legato alla morte, quello stesso evento che gli ha cambiato la vita.

Ampliando sempre di più come una macchia d’olio il concetto di elaborazione di un lutto, così tanto da arrivare a toccare tutte le altre forme possibili di elaborazione di un dolore, Kidding con il quarto episodio mette a segno quello fino ad ora più azzeccato in cui molte delle carte tenute nel mazzo vengono calate.

Il suo incipit, come sempre fantastico e importante, vede una fabbrica di cetrioli sott’olio (pickles) in cui le operaie addette all’imbottigliamento si scambiano opinioni sul fatto che da quando lavorano lì i cetrioli, che prima erano sinonimo di felicità, sono invece associati all’odio. Stacco, faccia di mr. Pickles.

Il re della tranquillità e della felicità dei bambini d’America attorno a cui gira un business che la sua famiglia (anche produttrice del suo show) non vuole mollare, non è più lo stesso da quando uno dei suoi due figli (gemelli) è morto in un incidente e scopriamo solo ora cosa sia accaduto agli altri coinvolti nel tamponamento. Una specie di strana catena di sfortune, fatiche e drammi che non coinvolgono solo i nostri protagonisti, le vittime per statuto, ma anche chi involontariamente era al centro dell’incidente.

Con non poche concessioni favolistiche (il finale è forse il peggiore fino ad ora) ma anche una certa determinazione a tirare il racconto fuori dal pantano ripetitivo in cui sembrava essere finito, il quarto episodio sfodera una freschezza che sembrava perduta. Mr. Pickles ha effettivamente una storia sentimentale, come voleva il padre, ma una a termine a quanto pare, una che lo porta ad accettare le persone morenti. Così il grande contrasto tra la gioia che porta nelle vite di tutti e il dolore personale raggiunge un’altra vetta.

Il punto è che Kidding affronta il territorio più scomodo possibile, esattamente come l’episodio che mr. Pickles ha registrato ma che nessuno vuole mandare in onda, quello in cui spiega il dolore ai bambini. Affronta argomenti da cui non si esce con una risposta e dai quali non c’è scampo né finali lieti, affronta il lento processo di familiarizzazione con una parte di sé che non sarà più come prima. Non di superamento ma proprio di abitudine al dolore, andare avanti, costruirsi un’altra vita rassegnandosi che niente potrà mai essere uguale. E per farlo cerca di raccontare un intero mondo di persone distrutte, a cui qualcuno ha rovinato la vita o che hanno un trauma che li zavorra.

Non ci sarebbe da stupirsi se scoprissimo che anche nel passato del tanto cinico e terribile padre (Frank Langella) c’è un dolore, e che il suo atteggiamento sia proprio dovuto alla maniera in cui l’ha affrontato, senza l’esplicita e onesta chiarezza del figlio ma con una più convenzionale spolverata sotto al tappeto.

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