Kidding 1x01, 1x02: la recensione

La nostra recensione dei primi due episodi di Kidding, la serie di Michel Gondry con Jim Carrey

Critico e giornalista cinematografico


Condividi
TV
Esistono due Jim Carrey, quello pre e quello post Truman Show. Uno ha fatto carriera a partire dai locali di stand up comedy, poi negli show comici e infine è diventato un attore noto a livello internazionale con film comici. L’altro è quello che segue una carriera seria e drammatica. Entrambi lavorano con le stesse tecniche, con la stessa centralità dei muscoli facciali, delle espressioni da cartoon e di un uso particolarissimo del corpo, solo con finalità diverse. Sempre di più abbiamo visto come Carrey monetizzi con le commedie (Yes Man, Una Settimana da Dio) ma persegua progetti importanti solo con i drammi. Ora la sua prima serie tv come protagonista lo riunisce con il regista di Se Mi Lasci… Ti Cancello, cioè Michel Gondry, per raccontare un uomo con due anime, una seria e una faceta, in una serie con due anime.

Kidding infatti gira intorno a mr. Pickles, conduttore di un programma per bambini della PBS (la tv pubblica americana) ispirato al vero mr. Rogers nell’aspetto e per il tipo di programma con pupazzi a componente fortemente educativa, ma non per la vita privata. Lo snodo della serie è il fatto che questo gioviale ed infantile conduttore nella vita vera ha perso un figlio e come conseguenza la sua famiglia si è spaccata in due. Distrutto nel privato e al limite della crisi nervosa, è invece sempre a posto in trasmissione. La componente che però mette subito Kidding su un buon livello è che non racconta un personaggio schizofrenico, mr. Pickles non è un Jekyll e Hyde ma sembra avere sempre il medesimo mood, solo le sue idee e i suoi progetti mostrano l’arrivo di nuove idee e nuove esigenze.

Questa natura doppia del protagonista è resa esplicita con una certa ingenuità da Kidding in un duro confronto già nella prima puntata. È il produttore, a parole, a raccontare al protagonista la sua scissione e si tratta di un espediente strano per una serie tv che ha tutto il tempo di mostrare la doppiezza agli spettatori, uno più da film, in cui c’è più bisogno di sbrigarsi a mettere le carte in tavola.

Kidding invece vuole mettere tutto in chiaro da subito, già entro la fine del primo episodio spiega l’incidente e cosa voglia fare mr. Pickles (parlare di morte in maniera esplicita nel suo programma per spiegare ai bambini anche quell’ambito ma in fondo anche elaborarlo lui in primis) e quale saranno le sue due sfide. La prima è farsi approvare la puntata in questione dal produttore, la seconda è riconquistare la sua famiglia dopo che un altro uomo ha preso il suo posto.

Con un colpo d’ala il termine della prima puntata chiude tutte le presentazioni mostrando che il produttore e la principale collaboratrice del programma sono rispettivamente la sorella e il padre del protagonista.

A questo punto Kidding può davvero iniziare a mettere in chiaro di cosa parli, cioè associare tutte le sensazioni che riteniamo opposte fino a creare un mondo, quello di mr. Pickles in cui il sesso e le questioni degli adulti convivono con la tenerezza infantile in maniere sane. Con una certa metodicità la serie stacca tra spezzoni del programma e scene di sesso, associa dolcezze dei personaggi e attimi di ingenuità con relazioni extraconiugali. Per tutto ciò è perfetto Michel Gondry che padroneggia come pochi altri il tono giocoso ed infantile ma sa anche lavorare sul registro più alto in assoluto.

Nella vita distrutta del protagonista tutto convive, la commedia con il dramma, il massimo dell’ingenuo (lui stesso è denigrato per non essere abbastanza uomo) con il massimo del duro. Sia il primo che il secondo episodio si aprono infatti con due gag molto divertenti in cui si scopre che personaggi duri conoscono e stimano tantissimo il lavoro di mr. Pickles (prima è Danny Trejo ospite con il protagonista da Conan O’Brien e poi sono dei ladri d’auto che quando si accorgono di aver rubato l’auto del loro idolo la rimettono a posto e la riconsegnano subito).

Creata da Dave Holstein (già sceneggiatore per Weeds) la serie vanta dei buonissimi dialoghi e un’insana passione per la maniera in cui viene descritto il protagonista (solo nelle prime due puntate è paragonato prima all’autista dell’autobus di Rosa Parks e poi al fratello creativo di Lee Henry Oswald. Con i suoi episodi da mezz’ora Kidding è orientato sul formato Atlanta, rapido e con diversi picchi drammatici (nel secondo episodio una scena in cui spostandosi dentro una casa il protagonista guarda le diverse stanze dell’abitazione accanto è magistrale) e una capacità non male di concentrare lo sforzo in alcune immagini potenti.

Certo però non bastano due puntate a impressionare.

Continua a leggere su BadTaste