KI-6: Killers, la recensione

Pur nella sua linearità, KI-6: Killers è una storia che saprà conquistarvi con il suo ritmo serrato e l'accattivante caratterizzazione dei personaggi

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


Condividi

Killers #1, anteprima 01

Si intitola KI-6: Killers il nuovo volume targato Valiant Comics presentato nel mese di agosto da Star Comics. All’interno del brossurato troviamo la miniserie in cinque parti Killers, scritta da B. Clay Moore per i disegni di Fernando Dagnino e i colori di José Villarrubia.

La storia narrata in queste pagine può essere considerata uno spin-off di Ninja-K, serie dedicata alla spia ninja Colin King. Come abbiamo appreso in Ninja-K vol. 1: I dossier ninja, l’ex agente dell’MI6, faceva parte di un programma atto ad addestrare una dinastia di guerrieri utilizzati dal servizio di intelligence di Sua Maestà. Gli esponenti succedutesi sono stati ribattezzati Ninja-A, Ninja-B e così via e, nel corso dell’ultimo secolo, sono stati sfruttati per preservare gli equilibri globali. Nel corso degli anni, gli agenti sopravvissuti hanno intrapreso nuove carriere, sfruttando le loro abilità. In particolare, il loro vecchio sensei, Jonin, si è messo sulle loro tracce e li sta reclutando per una missione.

Com’è facilmente intuibile sin dalla presentazione dell’opera, il racconto ha tutte le caratteristiche della classica spy story: ritmo serrato, personaggi tosti, azione e una buona dose di mistero che contribuisce a rendere più intrigante il tutto. Su queste solide basi, Moore innesta elementi ereditati dalla tradizione orientale: nello specifico, gli anni passati alla corte del proprio sensei hanno fatto sì che i guerrieri sbloccassero il loro ki e lo utilizzassero per le missioni.

"Orchestrando abilmente ogni aspetto fin qui elencato, lo sceneggiatore statunitense imbastisce una storia lineare, immediata ma che saprà intrattenervi con un mix equilibrato di azione e approfondimento"KI-6: Killers, dunque, fonde queste due componente: da un lato siamo travolti dall’incidere degli eventi, che si susseguono con grande intensità lungo tutta la miniserie; dall’altro, ci vengono proposti i diversi profili psicologici dei protagonisti, offrendoci una caratterizzazione netta di ognuno di loro. Orchestrando abilmente ogni aspetto fin qui elencato, lo sceneggiatore statunitense imbastisce una storia lineare, immediata ma che saprà intrattenervi con un mix equilibrato di azione e approfondimento.

Alla lunga, quello che convince meno sono i disegni di Dagnino. Pur non presentando degli evidenti errori, la prova dell’artista spagnolo non riesce a sprigionare la stessa esplosività dei testi, penalizzando in alcuni casi le scene più movimentate. Il problema è legato a una certa rigidità delle anatomie che si traduce in una poca fluidità dei  movimenti. Decisamente meglio quando si tratta di esaltare l’espressività dei personaggi e le sequenze di dialogo. In tal senso, la gestione dei colori operata da Villarrubia contribuisce a dettare gli umori e a caratterizzare con una palette sempre precisa ogni fase del racconto.

Nel complesso, il volume presentato dalla casa editrice perugina offre un piacevole intrattenimento, soprattutto ci fa capire che la storia del programma ninja può offrire ancora tanti spunti che potranno essere sfruttati nei prossimi anni. Moore è stato sicuramente bravo nell’orchestrare una miniserie che farà subito presa e prepara il terreno per le trame a venire.

[gallery type="thumbnails" columns="1" size="large" ids="293680,293679,293678,293677"]

Continua a leggere su BadTaste