Khaal: Cronache di un imperatore galattico, la recensione

Khaal, il graphic novel scritto da Louis e disegnato da Valentin Sécher è l'opera con cui Mondadori Comics ha deciso di esordire, come annunciammo giorni fa, con la nuova collana dedicata al fantasy e alla fantascienza: Fantastica. Ecco la recensione.

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Khaal: Cronache di un imperatore galattico raccoglie i due volumi usciti il primo nel 2011 e il secondo lo scorso anno in Francia per Soleil.
Il graphic novel scritto da Louis e disegnato da Valentin Sécher è l'opera con cui Mondadori Comics ha deciso di esordire, come annunciammo giorni fa, con la nuova collana dedicata al fantasy e alla fantascienza: Fantastica.
Si tratta senza dubbio di un'edizione di qualità, impreziosita dagli schizzi preparatori raccolti a fine libro e dal contenuto molto suggestivo che tuttavia presenta alcune dissonanze nel suo sviluppo.

Khaal è il leader umano della sua razza che ha preso il sopravvento sulle altre due, quella dei telepati Psicog e degli Eteri in grado di attraversare la materia solida. Tutti e tre i popoli, nemici e diffidenti l'uno dell'altro, si dividono un pianeta-prigione, un mondo autonomo disperso nello spazio, simbolo ultimo di un impero in rovina. Khaal deve guardarsi dai complotti degli avversari e soprattutto dall'attacco improvviso dell'astronave aliena degli Xenopsylliani, guidati da una terribile regina. Ma il protagonista nasconde un segreto prezioso, ragione della propria ascesa e forse della futura caduta. La corsa al potere e alla creazione di un nuovo impero intergalattico dipende dalle origini dimenticate della sua nascita.

Il soggetto è accattivante, potente, strutturato sulla figura del protagonista, uno spietato, brutale tiranno che ricorda il peggio delle nostre epoche passate. La sceneggiatura è tuttavia troppo articolata, il flusso sequenziale è ostacolato da testi a volte troppo aulici e verbosi che distolgono dal filo della trama, appesantendo la lettura. Sopperiscono i disegni sontuosi di Sécher all'esordio, come professionista. È curioso come il meno esperto nel team creativo di Khaal, abbia offerto dei due, la performance più coerente, intensa e matura.

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