Kena: Bridge of Spirits, più La Tomba delle Lucciole che Il Mio Vicino Totoro | Recensione

Siamo rimasti piacevolmente sorpresi da Kena: Bridge of Spirits, action adventure artisticamente ispirato e dotato di un gameplay profondo

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Guai a sottovalutare Kena: Bridge of Spirits, produzione frutto delle fatiche di Ember Lab che di indie, termine sempre più effimero e poco significativo, ha davvero poco, a partire dalle ambizioni del progetto che instradano il gioco sulla scia di titoli come The Legend of Zelda, Shadow of the Colossus, persino Dark Souls.

L'avventura della giovane sciamana, il cui compito è sostanzialmente quello di dare pace alle anime tormentate che stanno infestando, con la loro presenza malevola, i boschi, le vallate e i picchi in cui l'avventura è ambientata, parte effettivamente in punta di piedi, mentendo al centro di buona parte delle scene d'intermezzo i buffi e paciocconi Rot, piccole creature che andranno scovate nello scenario e che aiuteranno la ragazza in innumerevoli modi, come diremo meglio a breve.

Sulle prime, insomma, vuoi anche per l'art design che abbonda di figure arrotondate, vuoi per la palette di colori sgargiante, sembra di avere a che fare con un titolo che strizza l'occhio a Il Mio Vicino Totoro, lungometraggio animato dello Studio Ghibli che non ha bisogno di troppe presentazioni.Certo, ci sono anime da traghettare nell'aldilà, ma i toni sembrano comunque rilassati, si respira distensione nell'aria, tutto sembra andare nella direzione di un'avventura spensierata e poco pretenziosa in termini di applicazione.

A sostegno di tale tesi, giungono con puntualità svizzera i primi enigmi da risolvere, che richiedono uno scarso spirito d'osservazione per essere risolti, ed alcuni alterchi con i mostriciattoli che di tanto in tanto si palesano lungo il sentiero da seguire, scontri che si risolvono con qualche schivata e un po' di button smashing tra l'attacco base e quello più potente, eventualmente caricato.

Nonostante un incipit ludicamente poco avvincente, e che si protrae per poco più di un'ora, intervallo tutt'altro che ignorabile in un'avventura che per essere completata non vi porterà via non più di dieci ore, non ci si annoia davvero mai.

Kena: Bridge of Spirits

Il mondo di Kena: Bridge of Spirits è talmente colmo di delicate suggestioni visive, da affascinare continuamente, incantesimo che non si spezza se non ai titoli di coda.

Ma anche laddove una tale poesia, ben sorretta da una soundtrack ispiratissima, non dovesse scaldare i cuori di pietra di alcuni utenti, non appena il gameplay ingrana, si scoprono tutte le reali potenzialità del gioco, capace di mettere alle strette chi cerca un po' di sfida, sopratutto selezionando i livelli di difficoltà più alti.

Superata l'ambientazione che funge da cappello introduttivo, la creatura di Ember Lab alza inaspettatamente il tiro. I puzzle si fanno più complessi e pur non raggiungendo il cinismo di certi dungeon di The Legend of Zelda, né la medesima complessità o ampiezza in termini prettamente spaziali, sopratutto in un paio d'occasioni mettono realmente i bastoni tra le ruote, costringendo l'utente di turno a ritornare sui propri passi, a caccia del dettaglio perso per strada.

Spesso si tratta di un interruttore non visto, da attivare con una freccia; di una parete da scalare nascosta alla vista; di un fiore della corruzione da distruggere lanciandogli addosso i Rot con il pulsante preposto al compito.

Proprio i piccoli alleati di Kena, che si moltiplicheranno e si raccoglieranno letteralmente e visivamente attorno alla protagonista una volta recuperati, sono una feature tutt'altro che secondaria nell'economia del gioco.

Oltre a essere fondamentali per strappare alla piaga malevola porzioni sempre più ampie dell'ambientazione, come appena detto, si riveleranno imprescindibili in tantissime altre occasioni. Raccogliendo dei frutti possono temporaneamente compattarsi in una sorta di spirito che può liberare la strada da ostacoli. Aiutandosi l'un l'altro possono spostare grossi blocchi così da fornire una piattaforma utile alla giovane per raggiungere location altrimenti inaccessibili. Nel corso delle battaglie possono distrarre e persino danneggiare i nemici.

"Vi ritroverete presto a fare i conti con una serie di boss e mini-boss piuttosto difficili da abbattere"Esattamente come per gli enigmi, Kena: Bridge of Spirits ci mette poco a rendere più complessi anche i combattimenti. Se mostriciattoli eliminabili con un paio di colpi ben assestati non vengono mai a mancare, insospettabilmente vi ritroverete presto a fare i conti con una serie di boss e mini-boss piuttosto difficili da abbattere. Nonostante i pochi pattern d'attacco ostentati dagli avversari, nonostante un combat system che, potenziamenti compresi, non raggiunge mai chissà quale profondità e varietà, vivrete più di un duello estremamente intenso, per non dire molto difficile da superare, se non dopo svariati game over. Non siamo ai livelli del pur citato Dark Souls, sia chiaro, ma a conti fatti bastano davvero pochi colpi per mandare al tappeto Kena, né i dintorni abbonano di fiori grazie ai quali rimpinzare (e di poco) la barra della salute. In poche parole bisogna spingersi nei pressi della perfezione, capendo quando è il momento giusto per attaccare, non sbagliando mai il tempo della schivata.

Anche in termini prettamente narrativi si avverte un netto cambio di passo subito dopo il prologo. Si resta sempre nei pressi della fiaba, beninteso, ma al contempo le tematiche maturano, i toni si fanno più seriosi. La narrazione culmina in un paio di momento particolarmente toccanti, emozionanti, commoventi. Da Il Mio Vicino Totoro, per restare nel campo d'azione dello Studio Ghibli, si entra prepotentemente in zona La Tomba delle Lucciole e non potrebbe essere altrimenti quando si ha a che fare con anime tormentate in cerca della pace eterna.

Kena Bridge of spirits

In termini prettamente grafici, Kena: Bridge of Spirits gioca sapientemente di mestiere. Si concentra sul regalare un'ottima fluidità all'azione, nell'offrire texture ben definite, nell'affidarsi ad un art design davvero ispirato. Non c'è sfoggio di forza bruta ed alcune animazioni non convincono appieno, ma considerando anche la definizione in 4K si percepisce chiaramente che stiamo giocando su un'avveniristica PlayStation 5.

La piccola creatura di Ember Lab tiene fede a tutte le buone sensazioni e speranze che aveva suscitato nella audience ai tempi della sua presentazione. Artisticamente delizioso, anche da giocare ostenta una sostanza inaspettata. Più difficile di quanto immaginato, nonostante esista una modalità facilitata, ideale per chi vuole godersi la trama senza troppi grattacapi, sorprende anche in termini di level design, abbandonando spesso e volentieri la sostanziale linearità dell'avventura, per proporre percorsi nascosti ed alternativi, ricchi di collezionabili e sbloccabili. Per quanto non troppo profondo, il combat system appassiona grazie a nemici e boss impegnativi e difficili da abbattere.

Consigliatissimo a tutti gli amanti delle avventure fantasy. Ma guai ad aspettarsi una versione interattiva de Il Mio Vicino Totoro, perché Kena: Bridge of Spirits sa far piangere (e a tratti dannare) come La Tomba delle Lucciole.

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