Jupiter's Legacy (prima stagione): la recensione

Jupiter's Legacy è una nuova variazione sul genere dei supereroi che però non porta molto di nuovo al genere

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Jupiter's Legacy (prima stagione): la recensione

Questa è la parte obbligatoria, ma superflua, della recensione in cui si sottolinea che viviamo nell'epoca dei supereroi. Una legge non scritta afferma che qualsiasi personaggio dei fumetti dotato di poteri è stato adattato, o sarà adattato, o farà parte prima o poi di un universo condiviso sempre più grande. Di fronte ad una serie come Jupiter's Legacy, allora, l'unica domanda che ha senso porsi è: cosa porta di nuovo questo show rispetto al genere a cui appartiene? La risposta a questa domanda è "purtroppo, non molto" e in ogni caso sarà qualcosa che avrà a che fare solo marginalmente con le storie dei supereroi.

La serie Netflix è basata su un fumetto di successo di Mark Millar (quello di Kick-Ass e di Kingsman) e arriva sulla piattaforma con una prima stagione da otto episodi. Ci troviamo in un presente alternativo nel quale i supereroi sono realtà da decenni. In particolare, la Terra fa affidamento ad un nucleo di eroi attivi dagli anni '30 guidati da Utopian, nome scelto da Sheldon Sampson. Oggi, tuttavia, il contesto della lotta al crimine appare cambiato: i cattivi sono diventati più cattivi, ci sono meno sfumature tra bene e male, e la quiete familiare a casa dei Sampson è turbata dal rapporto turbolento con i due figli Brandon e Chloe. In particolare, l'elemento di rottura sarà l'uccisione in battaglia di un supercattivo, un'azione che viola la regola base del codice degli eroi.

Il conflitto morale su cui si basa Jupiter's Legacy non funziona. Non perché non abbia senso di per sé ("Who watches the watchmen?"), ma perché stride con la coerenza interna del mondo presentato nella serie. Oggi, parlare solo di un mondo abitato da supereroi non basta: quel mondo dovrà avere una coerenza, una visione-mondo, autoconsapevolezza. In Watchmen la violenza e le contraddizioni sono radicate fin dal principio, in The Boys l'anima grottesca serve a sostenere la parodia e i temi. Jupiter's Legacy, senza giustificare questa idea, ci racconta che oggi affrontare il crimine è diverso, che i cattivi non esitano a uccidere i buoni, che il "codice" è inadeguato. Lo fa contraddicendosi: prima ci dice che oggi i veri cattivi sono meno evidenti e più nascosti nella società, poi però basa tutto il conflitto sulla violenza senza freno dei supercattivi.

E la serie crede tantissimo a questo conflitto, tanto che ogni relazione è basata su questo. La parola codice è ripetuta innumerevoli volte, e non si contano le discussioni sull'opportunità di uccidere i cattivi. Ma è un conflitto che non ha le basi narrative per essere giustificato perché noi come spettatori non percepiamo un vero cambiamento rispetto al passato del mondo della serie, e la sua importanza è palesata solo da parole fumose degli eroi che su questo codice si sono basati. Nel contesto di The Boys, che inserisce un commento forte alla società attuale, di Invincible, o degli stessi accordi di Sokovia dell'universo Marvel (per non parlare di classici come The Killing Joke), la visione di Jupiter's Legacy è vaga e ingenua.

E ci allontanerà dai personaggi quasi irrimediabilmente. Tra le altre cose la serie fatica a costruire un'empatia con i suoi protagonisti. Sheldon Sampson è un personaggio antipatico o addirittura negativo secondo i punti di vista. Interessante l'accostamento ad un Giove mitologico, padre degli dei-supereroi, così distante da loro, talmente incapace dal punto di vista empatico da essere aggrappato ad un codice vuoto mentre dimentica i veri nomi degli eroi che muoiono. Allora, dove la serie trova gli spunti migliori è proprio nel rapporto malato tra Brandon e Chloe con il padre, il primo perso nella ricerca di approvazione, la seconda ribelle e scontrosa. Ma è materiale che l'intreccio non riesce a gestire fino in fondo, tanto che l'andamento stesso della storia sarà confuso.

Jupiter's Legacy, appoggiandosi solo a questo conflitto morale, intreccia tutto il resto in una composizione non lineare. E un po' confusa se non nel racconto, almeno nei risultati. Una buona porzione della serie ci porta negli anni '30 raccontandoci la storia delle origini degli eroi. Ma è una soluzione che avrebbe potuto occupare un solo episodio ad essa dedicata e che non trova una motivazione nel dialogo con gli eventi del presente.

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