Junky Cable, la recensione

Abbiamo recensito per voi Junky Cable, graphic novel di Claudio Avella edita da Shockdom

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Junky Cable, anteprima 01

Si intitola Junky Cable la graphic novel di Claudio Avella pubblicata da Shockdom nella sua collana Shock. Per la sua realizzazione, l’autore campano ha attinto a un ampio background al fine di dare forma e anima a una storia dichiaratamente cyberpunk che lascia affiorare tra i suoi solchi le più disparate influenze, dal manga al Fumetto erotico.

Protagonista di questa avvincente epopea è la stramba coppia formata da Allister, un chirurgo della morte, e Cheap, una ladra di codici, da sempre attivi tra i ranghi dei Violet Skull in una lotta senza quartiere contro le Megacorporazioni che controllano il pianeta. Nell’ultimo periodo, però, i due hanno accantonato la guerra al potere per concentrarsi sulle operazioni di ricerca della loro figlia Siri. Rapita anni addietro, la ragazza è tenuta nascosta in una località misteriosa, la cui ubicazione – come hanno scoperto Allister e Cheap – è nota alla sola Janet, l'ultrasexy regina degli insetti; tocca alla coppia tentare in tutti i modi di salvarla superando i tanti ostacoli che si palesano lungo il cammino.

Tra complotti di folli politicanti, monaci guerrieri e cyborg equipaggiati con le più assurde tecnologie, Junky Cable conduce il lettore in un viaggio attraverso un mondo sconosciuto in cui l’uomo, la natura e la macchina si fondono per dar vita a scenari emozionanti e fortemente ammalianti. Avella ricalca gli stilemi narrativi tipici del cyberpunk: siamo in un futuro prossimo marcio e decadente in cui lo sviluppo ha abbattuto ogni barriera etica per controllare l’umanità. Multinazionali senza scrupoli manovrano città luminose dominate da grattacieli altissimi, mentre nei bassifondi umidi e sporchi la popolazione si barcamena tra violenza e malaffare. In questo contesto malato si muovono i nostri improbabili genitori, animati da un attaccamento viscerale verso ciò che la vita ha inaspettatamente donato loro.

Partendo da questo consolidato riferimento narrativo, i capitoli di Junky Cable si articolano su più livelli, ognuno dei quali è caratterizzato da una sfida finale che permette di accedere al successivo. Proseguendo nella lettura, le difficoltà – siano esse di natura fisica o psicologica – diventano sempre più grandi, raggiungendo il culmine nel finale travolgente. La buona gestione che l’autore attua delle diverse fasi del racconto riesce a imprimere un ritmo incalzante al tutto, evitando battute d’arresto o improvvise cadute di tensione.

Junky Cable, anteprima 02

Fantasiosa, a tratti psichedelica e con digressioni oniriche, l’opera di Avella si presta a un doppio livello di lettura: di primo acchito non si può che restare colpiti dall’adrenalinica costruzione della vicenda, ricca di colpi di scena e di trovate a effetto che infiammano le oltre cento pagine del fumetto; allo stesso tempo, però, spogliata la storia di ogni ammaliante sinuosità o di ipertecnologica bellezza, troviamo un cuore pulsante fatto di umanità, sentimenti familiari e legami di amicizia che travalicano le barriere del medium e conquistano per l’universalità dei temi trattati; niente di particolarmente originale o ricercato, ma, pur nella sua semplicità, la vicenda riesce a catturare l’attenzione e a scaldare il cuore del lettore grazie a un felice connubio tra azione e introspezione.

Grande risalto è dato alla componente artistica: grazie allo stile sinuoso di Avella, i corpi trasudano un erotismo mai volgare o fuori luogo, funzionale allo sviluppo del volume. La fisicità dei protagonisti e la prepotente espressività delle procaci figure viene catturata dallo storytelling fluido dell’autore, abile nell’imprimere grande vivacità e dinamismo alle sue tavole. Ogni pagina è condita con citazioni – divertivi a rintracciarne quante più possibili – che pescano a piene mani dalla cultura giapponese e, più in generale, dalla tradizione del Fumetto nipponico.

A convincere meno sono i colori adottati da Avella: le tinte desaturate non risultano del tutto azzeccate per questo genere di storia, così come la palette, che non riesce a conferire la giusta profondità al suo lavoro; un particolare non da poco che in parte svilisce il riuscito intreccio narrativo di Junky Cable.

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