Jumanji - The Next Level, la recensione
In un tentativo di replicare le componenti più adrenaliniche del primo film, Jumanji - The Next Level perde ciò che lo rendeva interessante
JUMANJI: THE NEXT LEVEL, DI JAKE KASDAN: LA RECENSIONE
Jumanji - Benvenuti Nella Giungla tradiva praticamente tutto del film originale per fare un racconto completamente diverso. Jumanji - The Next Level tradisce buona parte del film precedente per cercare di replicarne e ampliarne solo alcuni aspetti. Ed è esattamente in questo passaggio qui che si perde il senso ultimo del film.
Ancora ancora però tutto questo potrebbe reggere se effettivamente Jumanji - The Next Level sposasse questa sua natura puramente d’azione. Ma non lo fa. O meglio: non lo fa a dovere. Perché l’azione è realizzata con ben poca inventiva e non ha nessuna narrazione dentro di sé. I personaggi sono presi da problemi e devono realizzare il proprio obiettivo contro il grande villain, tuttavia le singole scene non presentano questioni che avanzano proprio in virtù di quel che fanno i personaggi. Sono semplicemente singoli sketch isolati, non appassionanti narrativamente (anzi vale la pena essere più precisi: narrativamente nulli) e non un vero spettacolo. Più che altro una riproposizione noiosa di punti d’inquadratura, montaggi e eventi di altri film.
Unica a farsi notare è Awkwafina, rapper sino-americana da tempo attrice con crescente successo, e bravissima. Cerca di fare davvero qualcosa con il proprio personaggio ma è poco di fronte all’evidente mancanza di prospettive degli sceneggiatori.
Alla fine, addirittura, il regno di Jumanji si allontana da quel terribile luogo maledetto, mortale e spaventoso in cui si viene risucchiati. Dal film originale a questo terzo siamo passati da una concreta paura di morire e non tornare mai più a casa, a un luogo pieno di bei ricordi in cui i cavalli alati volano sereni e felici.
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