Jugband Blues, la recensione

Abbiamo recensito Jugband Blues, la graphic novel di Matteo Regattin dedicata al genio di Syd Barrett

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Jugband Blues è l'opera d'esordio di Matteo Regattin, realizzata in collaborazione con Simone Perazzone e uscita in fumetteria lo scorso 31 maggio. Il volume, con prefazione di Nino Gatti e introduzione di David Hine, va a impreziosire la collana Music & Comics, voluta da NPE per celebrare attraverso i balloon la storia e le icone della Musica.

Gli esperti in materia avranno già riscontrato qualcosa di familiare nel titolo: Jugband Blues è infatti l'unico e ultimo brano scritto da Syd Barrett quale componente dei Pink Floyd, contenuto nel secondo album del gruppo, A Saucerful of Secrets, del 1968. La canzone è considerata da molti l'addio del fondatore al complesso, che guidato da Roger Waters e David Gilmour avrebbe cambiato per sempre la Storia del Rock.

La graphic novel di Regattin, grande appassionato e cultore della band britannica, intende essere un omaggio al suo creatore, e la vicenda merita l'attenzione riservata a un adattamento romanzesco per i suoi connotati arcani e drammatici.

Syd, al secolo Roger Keith Barrett (6 gennaio 1946 – 7 luglio 2006), è stato un personaggio incredibile, un talento poliedrico e maledetto: geniale musicista sì, ma prima ancora pittore e poeta dotato di una creatività incontenibile e innovativa, consumatasi in una spaventosa malattia mentale, probabilmente causata - o accelerata - dal massiccio uso di acidi e droghe.

Jugband Blues, anteprima 01

Chi possiede un grande fuoco interiore è destinato a brillare per sempre, ma può bruciarsi ed estinguersi in un lampo. Dopo aver gettato le fondamenta del genere psichedelico con The Piper at the Gates of Dawn (primo album dei Pink Floyd, del 1967), a solo un anno di distanza, Barrett non è in grado di reggere al carico emotivo e di stress dovuti al successo. La depressione acutizzata dagli stupefacenti gli provoca sempre più squilibri psichici, i quali sfociano in stati catatonici di totale assenza e follia. I componenti della band che lui stesso ha creato nel 1965 sono costretti ad allontanarlo, e Syd tenterà un percorso come solista, ma finirà in breve tempo per ritirarsi nella sua città natale, Cambridge, nel più sconfortante anonimato e nella più completa solitudine, fino alla morte, avvenuta nel 2006.

Il giovane autore di origini friulane ne ripercorre la vita e la carriera sin dagli inizi, esponendo alcuni dei momenti cruciali in forma trasposta ma fondata su solide basi documentali. Non è una biografia che segue in maniera cronologica e tradizionale gli eventi. Come recita il sottotitolo A graphic trip on the tracks of Syd Barrett (“Un viaggio grafico sulle tracce di Syd Barrett”), si tratta di una ricostruzione immaginaria di fatti realmente accaduti, dove lo sballo non è quello provocato da sostanze allucinogene ma sta nella scelta del registro stilistico, improntato sulla dimensione onirica e visionaria, anche nelle tavole dal significato più terreno.

Le influenze artistiche di Regattin sono molteplici: vanno da Moebius a Shaun Tan, da Andrea Pazienza a Manuele Fior, e vengono da lui ricordate al termine dell'elegante cartonato dall'inusuale formato orizzontale, particolarmente idoneo per un libro di tali contenuti, dove non c'è pressoché confine tra reale e fantastico.

Jugband Blues, anteprima 03

Le tonalità e le atmosfere che vanno per la maggiore, nelle pagine libere da schemi, sono quelle oscure, fatte di grigi e neri decisi, le quali coinvolgono il lettore nel buio dell'abisso razionale e spirituale del protagonista.

Jugband Blues è un tributo colto e potente che farà emozionare gli innumerevoli fan dei dei Pink Floyd e del “pazzo diamante”, come è stato definito Barrett dai suoi stessi ex compagni in Shine on You Crazy Diamond.

Ironia della sorte, Syd si presenta a loro negli studi di registrazione, presso Abbey Road, Londra, nel giugno del 1975, proprio quando stanno registrando l'album a lui dedicato: Wish You Were Here. Non viene inizialmente riconosciuto dai suoi vecchi amici che poi piangono nel riabbracciarlo, ma non comprenderanno mai il motivo di quella sua inspiegabile rimpatriata dopo così tanto tempo. Regattin ne dà la sua personale interpretazione, intravedendo nelle ragioni dell'improvvisata il futuro della leggendaria band ed elaborando una scena tra le più poetiche e toccanti del libro, come la sua conclusione, scandita da alcune delle parole dello straordinario pezzo che gli dà il nome:

È molto cortese da parte vostra pensarmi qui
E vi sono molto obbligato per aver chiarito
che io non sono qui
Ed io non sapevo che la luna potesse essere così grande
E non sapevo che la luna potesse essere così triste
E vi sono grato per aver gettato via le mie vecchie scarpe
E avermi portato qui vestito di rosso
E mi chiedo chi stia scrivendo questa canzone

Non mi importa se il sole non splende
E non m'importa se nulla è mio
E non m'importa se sono nervoso con te
Amerò quest'inverno

E il mare non è verde
E io amo la regina
E cos'è esattamente un sogno?
E cos'è esattamente uno scherzo?

Jugband Blues, anteprima 02

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