Journey to the Savage Planet: Hot Garbage, la più grande casa di riposo dell’universo ha bisogno di voi | Recensione
Journey to the Savage Planet: Hot Garbage è consigliato a chi è rimasto folgorato dalla produzione di Typhoon e desidera immergersi nella stessa atmosfera
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Se anche ve lo foste dimenticati, Hot Garbage impiega un paio di secondi per ricordarvi che Journey to the Savage Planet è un’avventura che fa dell’ironia la sua carta vincente, nonché la caratteristica che più di altre lo distingue dalla concorrenza.
Lo scenario, nel pieno rispetto del coloratissimo, e bizzarro, art design che già seppe catturare la nostra attenzione ai tempi dell’avventura ambientata sulla superficie di AR-Y 26, è di quelli che lasciano piacevolmente sorpresi e soddisfatti.
[caption id="attachment_211596" align="aligncenter" width="1000"] L’ironia e la demenzialità si annida ovunque anche in questo DLC[/caption]
Sul piano narrativo Journey to the Savage Planet: Hot Garbage, primo DLC della creatura di Typhoon Studios, tiene fede a tutti gli stilemi che abbiamo tanto apprezzato nella main quest. Nessuna cut-scene, quindi, ma nuovi deliranti spot che vi terranno compagnia sulla navicella, tra una missione e l’altra, e tantissimi monologhi della logorroica I.A. che puntualmente vi indirizzerà verso la successiva destinazione, questa volta coinvolta persino in qualche battaglia di retorica con l’elettronico collega della Vyper Corp.
Le risate non mancano di certo, ma il gameplay non brilla della stella luce tanto apprezzata un paio di mesi addietro durante l’esplorazione di AR-Y 26.
L’avventura scorre bene, sia chiaro, e non mancano un paio di novità, che commenteremo a breve, ma il level design è stranamente rinunciatario, tremendamente lineare, fin troppo per un Metrodivania.
Il contenuto aggiuntivo introduce bolle di gas che vi permetteranno di fluttuare in aria per una manciata di secondi; filtri per il respiratore con cui raggiungere zone ricche di gas nocivo; stivali che vi permetteranno di camminare sui fondali marini a caccia di qualche collezionabile. Nessuna di queste feature rivoluziona le meccaniche ludiche già conosciute in passato, compreso il pessimo gunplay ovviamente, tuttavia non ci si annoia mai nelle cinque ore necessarie a sconfiggere la Vyper Corp.
Si sente la mancanza di vere sezioni di backtracking, di missioni secondarie degne di questo nome, di nuovi nemici che possano realmente mettervi in difficoltà, ad esclusione delle impegnative boss fight in cui dovrete dare il meglio di voi stessi per uscirne vincitori.
Se avete già completato l’avventura principale e vi siete guadagnati la maggior parte dei power-up, Journey to the Savage Planet: Hot Garbage rappresenterà per voi poco più che una passeggiata di salute, forti di un equipaggiamento di prim’ordine e di una barra di salute di tutto rispetto.
[caption id="attachment_211595" align="aligncenter" width="1000"] Torneranno, ovviamente in versione tropicale, anche i pacifici polli dello spazio da lanciare a distanze siderali con potenti calci ben assestati[/caption]
Avrebbe fatto bene qualche fase platform più raffinata, qualche avversario più arcigno, un maggior senso di libertà, un numero maggiore di misteriosi anfratti in cui imbattersi in succulenti collezionabili.
Il DLC, in definitiva, si limita al compitino. Ammalia con uno scenario tropicale coloratissimo, diverte con i soliti siparietti demenziali, intrattiene degnamente con una main quest tutto sommato appassionante. Non va oltre, purtroppo, persino regredendo sotto il profilo del level design.
Journey to the Savage Planet: Hot Garbage è consigliato solo a chi è rimasto folgorato dalla produzione di Typhoon Studios e desidera nuovamente immergersi nella stessa atmosfera. Tutti gli altri, possono limitarsi al gioco di base, già sufficientemente divertente di per sé e longevo.