Johnny English la rinascita - la recensione

Con l'idea di migliorare e perfezionare l'idea del precedente episodio di un film di spionaggio con toni di commedia, Rowan Atkinson raccoglie anche meno...

Critico e giornalista cinematografico


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Nella sua vita cinematografica Rowan Atkinson ha sempre cercato il contrario di quanto facesse nella sua vita televisiva. Con la ferma intenzione di evitare di realizzare film che siano aggregati di gag o anche solo banali prese in giro, ha realizzato almeno tre lungometraggi in toto attribuibili a lui, visto l'impegno, la cura e il modo in cui ne ha seguito tutta la gestazione, tutti lontani da un'idea di narrazione per il grande schermo.

Questo secondo Johnny English, in particolare, arriva dopo il clamoroso e fallimentare intermezzo di un lungometraggio dedicato a mr. Bean per riprendere e rinforzare l'idea dell'originale: un film di spionaggio con toni di commedia e non una semplice parodia. Il risultato però anche questa volta non è all'altezza delle premesse.

Tuttavia in Johnny English nulla di quel che deve essere serio è realmente serio e poco di quel che deve essere umoristico è tale. Le gag di Atkinson ravanano sempre nel medesimo calderone, quello della comicità tradizionale, specialmente fisica, ambito in cui lui è molto bravo ma che coltiva con poca convinzione. Aspirando a qualcosa di più raggiunge qualcosa di meno e a fronte di momenti sinceramente divertenti nei quali si mette in gioco con tutto il corpo nella realizzazione di momenti di umorismo plastico, Johnny English - La Rinascita è pieno di sequenze che non riescono a infondere un po' di vita anche alle gag più tradizionali.

La cosa più strana è che il fallimento arriva proprio nel tentativo di rendere Johnny English un personaggio diverso da mr. Bean. Perchè se è vero che Bean è un cartone fatto uomo, un personaggio paradossale e difficile da mettere in relazione con altri esseri umani (come il suo film ha dimostrato), è anche vero che proprio in questa maniera presta il fianco alle doti migliori di Atkinson.

Al contrario, Johnny English ruota sempre intorno al medesimo principio, quello dell'uomo che si crede migliore di quanto non sia e dei fatti che lo smentiscono, ripetendo a oltranza la medesima gag con variazioni che non riescono a distrarre dalla ripetizione. Così alla fine si dimostra un assunto sostenibile fin dall'inizio: che per fare un film serio con toni di commedia occorre essere un cineasta serio.

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