Johnny English la rinascita - la recensione
Con l'idea di migliorare e perfezionare l'idea del precedente episodio di un film di spionaggio con toni di commedia, Rowan Atkinson raccoglie anche meno...
Nella sua vita cinematografica Rowan Atkinson ha sempre cercato il contrario di quanto facesse nella sua vita televisiva. Con la ferma intenzione di evitare di realizzare film che siano aggregati di gag o anche solo banali prese in giro, ha realizzato almeno tre lungometraggi in toto attribuibili a lui, visto l'impegno, la cura e il modo in cui ne ha seguito tutta la gestazione, tutti lontani da un'idea di narrazione per il grande schermo.
Tuttavia in Johnny English nulla di quel che deve essere serio è realmente serio e poco di quel che deve essere umoristico è tale. Le gag di Atkinson ravanano sempre nel medesimo calderone, quello della comicità tradizionale, specialmente fisica, ambito in cui lui è molto bravo ma che coltiva con poca convinzione. Aspirando a qualcosa di più raggiunge qualcosa di meno e a fronte di momenti sinceramente divertenti nei quali si mette in gioco con tutto il corpo nella realizzazione di momenti di umorismo plastico, Johnny English - La Rinascita è pieno di sequenze che non riescono a infondere un po' di vita anche alle gag più tradizionali.
Al contrario, Johnny English ruota sempre intorno al medesimo principio, quello dell'uomo che si crede migliore di quanto non sia e dei fatti che lo smentiscono, ripetendo a oltranza la medesima gag con variazioni che non riescono a distrarre dalla ripetizione. Così alla fine si dimostra un assunto sostenibile fin dall'inizio: che per fare un film serio con toni di commedia occorre essere un cineasta serio.