Johnny Dynamic: Inizia la caccia, la recensione

Recensione di Johnny Dynamic: Inizia la caccia, il primo volume dedicato alla bizzarra creatura di Andrea Dotta

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Johnny è un duro. Ma un duro di quelli durissimi. Talmente duro che se fosse un dito della mano sarebbe tozzo, tamugno, coriaceo, dalla pelle spessa e ruvida come il pollice della mano destra di un artigiano, un contadino, un muratore. Un momento. Guardandolo meglio, questa descrizione è più realistica di quanto fosse prevedibile. Gambe corte, braccia accennate, un corpo monodimensionale e una testa gigantesca e priva di collo. Soprattutto, l'indizio fondamentale è rappresentato da quell'unghia spessa e grinzosa che gli copre la fronte. Non c'è dubbio. Il cacciatore di taglie Johnny Dynamic è un uomo pollice!

Dovrebbe bastare questo per capire in che razza di contesto narrativo si svolgano le avventure del nostro avventuriero dello spazio. Un universo bizzarro e pieno di creature imprevedibili è l'ambiente cosmico di Johnny Dynamic, l'antieroe di Andrea Dotta, giovane autore e disegnatore di questo fumetto targato ManFont, precedentemente apparso in formato digitale come webcomic e oggi approdato sulle pagine di un volume cartaceo. Dotta, animatore di lunga esperienza e nome che circola da tempo nel mondo dell'underground fumettistico, ha finalmente modo di dare sfogo a tutta la sua fantasia, regalandoci un protagonista difficile da inquadrare e un fumetto davvero complicato da inserire in un genere preciso, al di là del cappello fantascientifico che lo caratterizza. Johnny Dynamic non è una vera e propria parodia, anche se fa della caricatura il suo tratto grafico più evidente. La comicità, pure presente all'interno della narrazione e del disegno, non la fa da padrone. Johnny è un cacciatore di taglie brutto, avido, incurante, eppure terrorizzato dalla solitudine. Il suo aspetto e la sua personalità si presterebbero meravigliosamente ad incarnare in maniera comica lo stereotipo del solitario, del rinnegato individualista, dell'avventuriero tutto d'un pezzo. Invece Dotta non lo mette in ridicolo mai fino in fondo, lo mantiene una figura d'azione credibile, giocando le sue carte nel territorio del bizzarro, in parte del grottesco. Johnny Dynamic non è Rat-Man, per capirci: è decisamente in grado di tenere fede alle sue spacconate da sbruffone e di farlo senza mezze misure, con una violenza sempre alleggerita, ma che non porta mai alla risata.

Anche l'universo in cui si muove, illustrato nelle tre storie proposte dal volumetto, una delle quali disegnata dall'artista Simone di Meo, è in qualche modo contraddittorio. Coloratissimo, animato di personaggi che sembrano tutti quanti pagliacci, ma mai ridicolo e, nel complesso, talmente libero e imprevedibile da risultare sempre coerente. Immaginate di sintetizzare dalla serie animata di Spongebob l'esteticapiù estrema e ricercata, di filtrare la spontaneità delle ambientazioni di Adventure Time in una sorta di distillato e di fare un salto indietro di parecchi anni per rubare la durezza dei toni, la spregiudicatezza (meno provocatoria e politicamente consapevole, questo va precisato) della strana e controversa epopea spaziale del Joe Galaxy di Massimo Mattioli. Il risultato potrebbe essere qualcosa che somiglia molto a Johnny Dynamic: un prodotto difficile da definire, forse ancora senza una direzione precisa, certamente figlio dei nostri tempi, in cui i racconti fantasy e sci-fi hanno dimostrato di potersi permettere davvero di tutto per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi e del mondo in cui si muovono.

Andrea Dotta è un bravissimo disegnatore, cosa di cui sapevamo già da molti anni. Forse ancora un po' ingenuo nella gestione della pagina, nella regia di alcune situazioni narrative, ma cresciuto moltissimo e ormai del tutto maturo per quanto riguarda la narrazione seriale per immagini. Bravissimo nelle scene d'azione, che condisce di trovate semplici ma divertenti, e perfetto nella progettazione dei suoi personaggi, ricchissimi di particolari mantenuti con grande coerenza. Eccessivi, esagerati, carichi di elementi caratterizzanti, contribuiscono moltissimo all'atmosfera cartoonesca del fumetto. Ottima anche l'accoppiata con Simone di Meo, che utilizza uno stile molto simile a quello del collega. Entrambi danno sfoggio di grande creatività e originalità, dimostrando di essere dei narratori per immagini con davvero tantissime armi al proprio arco. Splash page, fasi ipersinamiche, scene condotte in parallelo. Dal punto di vista delle matite, Johnny Dynamic è davvero ammirevole. I colori sono forse il tratto distintivo del fumetto, brillantissimi e sempre molto luminosi, giocati sul contrasto e sulla varietà più assoluta.

Ottimo aspetto visivo, ottima tecnica realizzativa, personaggi interessanti e ben costruiti, un'ambientazione fantasiosa e accattivante. Cosa manca a Johnny Dynamic per convincerci fino in fondo? Forse solo un po' di tempo e qualche occasione in più di raccontarci una storia che coinvolga davvero le pedine messe sulla scacchiera in questi tre brevi episodi. La grande libertà che lo caratterizza e che lo rende così interessante si traduce, per ora, anche in una mancanza di direzione precisa. La sensazione è che Andrea Dotta stia ancora prendendo contatto con la sua stessa creatura, che ce la stia presentando a poco a poco. Quel che ancora non è chiaro è se abbia in testa il percorso che vuole farle fare, un'obbiettivo prefissato. Chi è Johnny Dynamic oltre ad essere un improbabile donnaiolo, uno dei migliori cacciatori di taglie di una galassia sconosciuta e un avido pollicione con cui è meglio non fare a cazzotti. Impossibile dirlo. Ma non vediamo l'ora di scoprirlo.

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