John Doe vol. 2, la recensione

Abbiamo recensito per voi il secondo volume BAO Publishing di John Doe, scritto da Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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John Doe vol. 2, pagina 5La beata incoscienza di un gruppo di autori giovani e affamati ha partorito una delle serie a fumetti italiane dal taglio più internazionale, in anticipo di decenni rispetto agli sviluppi futuri della narrativa per immagini del nostro Paese. La beata incoscienza che ti spinge a rompere gli schemi partendo da una tradizione forte e consolidata - ma ormai priva di invettiva - guardare oltre quello che il mercato ti offre ed espandere i tuoi confini aprendoli a un mondo animato da film, serie TV, romanzi e cultura popolare.

A distanza di oltre tre lustri dall'esordio nelle edicole di John Doe, BAO Publishing continua la sua opera di recupero e riproposizione di questa gemma rara e grezza del panorama nostrano, quel piccolo capolavoro nato dalle mente degli incoscienti Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni agli inizi del nuovo millennio.

Per quei pochi che ancora hanno resistito alla sana tentazione di recuperare queste storie introvabili nella loro versione da edicola dell'Eura Editoriale, ricordiamo che John Doe è il direttore della Trapassati Inc. nonché braccio destro di Morte. O meglio, ex direttore ed ex braccio destro. Dopo aver scoperto, infatti, un malvagio piano del suo capo e dei suoi collaboratori (Guerra, Fame e Pestilenza), pronti a scatenare un olocausto per occultare alle Alte Sfere i buchi nel bilancio delle morti, John si è impossessato della Falce dell’Olocausto e adesso è in fuga lungo le strade degli Stati Uniti d'America dall'Oscura Mietitrice.

John Doe vol. 2, pagina 7In questi nuovi quattro capitoli sovente l'azione lascia il posto a un lavoro di costruzione del personaggio e del suo cast di comprimari che si arricchisce episodio dopo episodio. Grazie ai ricordi di Guerra, Fame e Pestilenza ripercorriamo il passato di John Doe in una ballata intensa e densa di sfumature (Io Conosco JD); ci interroghiamo sulla realtà, il suo significato e la percezione che ne abbiamo di essa in una storia che si muove su due piani narrativi diversi (Nelle Fauci della Follia); torniamo, invece, a respirare l'odore del vento, a lasciarci cullare dallo stridio degli pneumatici sull'asfalto, tra inseguimenti e l'azione che spinge forte sull'acceleratore, in Qualcosa sulla Strada; Il déjà-vu è in agguato in Hollywood Brucia, storia in cui personaggi che vi sembrerà di aver già incontrato o sentito parlare affiancheranno il protagonista.

Se il primo volume ci aveva conquistato con la sua ambientazione on the road, in cui il brivido della fuga e un ritmo narrativo più sostenuto permettevano di entrare subito in sintonia col personaggio, di creare un'immediata empatia con questo eroe dai valori positivi (nonostante il lavoro che svolgeva) pronto a riappropriarsi della sua libertà di scegliere, in questi nuovi quattro capitoli, viene invece dedicata maggiore attenzione in fase di approfondimento.

John Doe vol. 2, pagina 8All'ex direttore della Trapassati Inc. viene conferita una tridimensionalità che in precedenza trapelava soltanto. Sia chiaro: azione e colpi di scena rappresentano ancora elementi imprescindibili dello sviluppo della storia; semplicemente a questo giro sono messe al servizio di una scrittura che guarda anche al passato per consentirci di cogliere meglio le diverse dinamiche che legano John ai comprimari della serie. Questa crescita va di pari passo con la voglia (incoscienza) di sperimentare nuove forme espressive che smascherano gli artifici narrativi e costruttivi della storia, regalandoci prove di metafumetto di assoluto valore e dal forte impatto.

Come già accennato in apertura, non mancano continui richiami alla cultura popolare americana, maneggiata con grande cura e conoscenza, evitando così di scadere nel banale e nel didascalico. Il Signore degli Anelli, Supercar, Bruce Willis e tanta altro viene sdoganato, in una contaminazione di generi alti e popolari che strizza l'occhio a una fetta di lettori cresciuti negli anni '80, con un approccio che oggi definiremo geek.

Per questa pionieristica esperienza, Bartoli e Recchioni si sono avvalsi di una folta schiera di disegnatori che, in molti casi, proprio da queste pagine hanno intrapreso un cammino di maturazione artistica che li ha portati a raggiungere pubblicazioni di livello internazionale. L'apertura è opera di Riccardo Burchielli, il cui tratto, seppur ancora acerbo, si fa notare subito per la sua linea spigolosa e la grande espressività delle sue figure (superbo il suo omaggio alla Pietà di Michelangelo Buonarroti).

John Doe vol. 2, pagina 9Una storia strana e complessa si avvale delle matite essenziali e asciutte di Andrea Accardi, con toni che spesso rasentano il grottesco per meglio enfatizzare il carattere del capitolo. Decisamente più in linea con i canoni dell'epoca la prova di Marco Guerrieri, autore di tavole fluide e accattivanti. Si conferma una colonna della serie Walter Venturi, con la sua dinamicità e la dirompente potenza plastica delle anatomie. Una componente grafica che non subisce cadute qualitative nonostante i tanti artisti che si susseguono, ma che, anzi, contribuisce a rendere John Doe un fumetto innovativo e di assoluto interesse.

L'unione di tutti questi elementi ha permesso all'opera di farsi notare già nel lontano 2003 e, soprattutto, di risultare ancora oggi una splendida lettura, in grado di passare indenne l'inesorabile trascorrere del tempo. Non possiamo non confermare l'indubbio valore delle pagine oggetto di questa recensione, così come non possiamo non riscontrare tutti quei semi che gli autori coinvolti svilupperanno nel corso della loro carriera. A volte l'incoscienza può portare a grandi scoperte o alla realizzazione di grandi opere.

Saranno state le poche risorse disponibili, o la mancanza di pressione da parte di una compiacente (?) casa editrice, o semplicemente il volersi giocare il tutto per tutto con un fumetto che rappresentasse fino in fondo la poetica di Bartoli e Recchioni; sta di fatto che sono davvero pochi i fumetti italiani che possono vantare un impatto così devastante, una ripercussione tanto profonda sull'arte seriale. Il consiglio è di recuperare questi volumi rimasterizzati di BAO senza alcune esitazione. L'incoscienza sarebbe non farlo.

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