John Carter - la recensione [2]

Ci voleva il regista di film d'animazione Andrew Stanton per ricordare al cinema come si faccia l'avventura sul grande schermo...

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

Nota: questo film ci ha divisi particolarmente. Quindi, come capitato altre volte, abbiamo deciso di pubblicare due recensioni. Qui trovate la prima!

La cosa più stupefacente che i grandi maestri della Pixar stanno dimostrando con questi primi exploit live action è quanto siano onesti intellettualmente. Posti di fronte ad un passaggio di stile e tecnica, avrebbero tutte le credenziali e la credibilità per perseguire idee pretenziose e scelgono invece progetti di puro intrattenimento. Dopo il Mission: Impossible Protocollo Fantasma di Brad Bird, ora anche il John Carter di Andrew Stanton conferma (per quei pochi che potevano dubitarne) che chi padroneggia l'animazione padroneggia il cinema tout court e che l'avventura su grande schermo non era scomparsa, era solo passata momentaneamente nel mondo animato.

La storia di JohnCarter è un classico della fantascienza quando ancora non si chiamava così, una serie di romanzi scrittu all'inizio del novecento che è sono stati i primi a dare vita al filone degli eroi civili catapultati in mondi incivili e costretti ad adattarsi, ovvero un classico che ha fondato uno dei concetti fondamentali del genere: l'esplorazione.

Alla storia classica del primo romanzo a puntate di Borroughs Stanton applica un'aggiunta ad inizio e fine, ovvero racconta tutto in flashback a partire da un diario di John Carter stesso, così da poter variare il finale (e non è niente male come scelta). Per il resto si limita a modernizzare la figura femminile, e mettere un po' di "scienza" in fantascienza. Il tutto sempre considerando la cornice. Si tratta infatti di un film Disney 100%: eroe salva principessa e l'aiuta poi a liberare il suo popolo per diventare con lei re. Una struttura in cui il regista inserisce piccole discontinuità pixariane, cioè inserti più seri in un contesto improntato al divertimento che mettono ogni personaggio sul binario della credibilità.

Il film è corredato da effetti visivi totalmente indistinguibili dalle controparti reali (a parte qualche trasparenza stonata) e un'inventiva felicissima in materia di creature marziane e grandi scenari. Nonostante sia la prima volta sul set per Stanton tutto è curato con la maniacalità dei maestri. La forza di John Carter è infatti di saper curare ogni comprimario (straordinario Thars Tarkas), ogni scenario (sempre ripresi da lontano ad enfatizzare l'epica dei paesaggi), ogni piccolo grande atto d'eroismo e convogliare tutte le forze per girare un film che non è mai d'azione e sempre d'avventura.

Non c'è un gesto furioso, solo gesti plastici, non c'è un movimento caotico solo armonia eroica, non c'è battaglia, solo epica. Aiutato da Michael Giacchino che dirige uno score degno del miglior John Williams, Stanton dimostra di sapere bene al differenza tra una storia coinvolgente e una che faccia sognare.

 
Continua a leggere su BadTaste