Joe Shuster, la recensione
Thomas Campi e Julian Voloj raccontano la vita di Joe Shuster e Jerry Siegel, i creatori di Superman
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
C'è un paradosso di fondo nella graphic novel Joe Shuster: non può essere considerata una biografia effettiva del disegnatore canadese eponimo, visto che narra la storia di entrambi i creatori di Superman, raccontando la loro collaborazione, il processo creativo e la lunga battaglia legale combattuta per ottenere il riconoscimento dei diritti sul personaggio. In tal senso, il sottotitolo della versione italiana curata da BAO Publishing, "La biografia a fumetti dei creatori di Superman", rende giustizia anche a Jerry Siegel, vero e proprio co-protagonista di questo fumetto.
Il motore dell'opera è la collaborazione tra Shuster e Siegel, dai primi lavori guidati dalla forte passione per il Fumetto alla lenta genesi dell'Uomo d'Acciaio, un processo durato anni. Il racconto dello straordinario successo di pubblico ottenuto dal super eroe, fin dalla sua prima storia, è ricco di curiosità, che siate appassionati del personaggio simbolo della DC Comics o semplicemente della Nona Arte, grazie alle piccole grandi innovazioni editoriali nate proprio in quel periodo. La quantità di informazioni presenti è enorme, frutto di un'approfondita documentazione, ma spesso la sensazione è quella di essere catturati dalla lettura per cosa viene raccontato e non per il come, a causa di un'esposizione sì chiara ma non volta a far empatizzare il lettore con i protagonisti o a porre l'accento su determinati momenti chiave.
Questo apparente distacco è probabilmente una conseguenza dell'uso a tratti eccessivo delle didascalie, principale strumento espositivo nei confronti del lettore. Shuster, come la voce fuori campo di un documentario, si fa quasi testimone degli eventi, ribadendo in più occasioni che il principale merito della creazione di Superman fosse del suo collega, e reagendo con poco polso alla successiva battaglia per i diritti d'autore. Seguendo le burrascose vicissitudini legali, lo sceneggiatore Julian Voloj prende una posizione netta: gli autori sono i buoni e i responsabili della casa editrice sono i cattivi, non viene concessa la possibilità del dubbio o un contraltare, pilotando così l'opinione del fruitore della graphic novel.
Anche i disegni di Thomas Campi si limitano a una rappresentazione manichea delle figure coinvolte, quasi modellini mossi all'interno di un plastico, con una luce simile a quella che si può trovare nei dipinti di Edward Hopper, concedendosi solo in alcune occasioni di soffermarsi sulle espressioni e sui sentimenti dei personaggi.
Joe Shuster resta un volume ricco e in grado di immergere il lettore in un contesto editoriale curioso, con aneddoti divertenti (i goffi approcci con la modella usata come riferimento per Lois Lane, i fumetti piccanti, la rivalità con Bob Kane ecc...), ma senza un taglio preciso o una visione autoriale che avrebbero potuto renderlo un'opera decisamente più rilevante.