Jodie, il prescelto (stagione 1), la recensione

Jodie, il prescelto è una serie che arriva in sordina su Netflix, ma che merita più attenzione di quanto ci potessimo mai aspettare

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La recensione della prima stagione della serie Jodie, il prescelto, disponibile su Netflix

Jodie, il prescelto è l’ennesima prova di come Netflix faccia veramente fatica a gestire la propria comunicazione. Tra serie cancellate senza alcun motivo e una pessima gestione dei propri abbonamenti, capita talvolta che vengano pubblicati degli show del tutto in sordina. Progetti che si rivelano essere poi molto interessanti, ma che per una carenza pubblicitaria rischiano di non essere visti da una grande fetta di pubblico e, di conseguenza, di venire cancellati prima di riuscire a portare a termine l’intera storia. E lo sappiamo: nessuno vuole iniziare una storia incompleta, che resterà silenziosa all’interno del catalogo, in attesa di conquistare qualcuno che rimarrà poi deluso dallo scoprirne la cancellazione.

Per coloro che non lo sapessero, Jodie, il prescelto (un titolo nettamente meno efficace del “The Chosen One” originale) è tratto da American Jesus, trittico di fumetti scritto da Mark Millar e Peter Gross. Una piccola chicca che ipotizza cosa potrebbe accadere se un ragazzino americano scoprisse improvvisamente di essere la reincarnazione di Gesù Cristo. Una tematica senza dubbio molto delicata, ma che Everado Gout, Leopoldo Gout e Jorge Dorantes hanno deciso di portare sul piccolo schermo, prendendosi le dovute libertà. Siete curiosi di scoprire quali e di sapere perché recuperare questa avvicinante serie in sei episodi? Non dovete far altro che continuare a leggere.

RINATO

Come già accennato, Jodie, il prescelto narra le vicende di un ragazzo in possesso dei poteri di Gesù. Tra le modifiche più sostanziali fatte dagli autori c’è però un cambio di setting. Non si parla più di Chicago, bensì di una piccola cittadina in Messico. In seguito a un tragico incidente, Jodie scopre di essere in grado di compiere dei miracoli che, insieme ai suoi amici, decide di utilizzare per il proprio tornaconto, trovandosi presto a dover gestire una fama che non aveva previsto. Questo è solo l’inizio di un racconto che donerà al ragazzo una nuova consapevolezza della propria vita e di quella delle persone che lo circondano. Come sfruttare i propri poteri, quindi, starà solamente alla sua morale.

Lo ammettiamo: inizialmente eravamo molto scettici sia della totale assenza di pubblicità attorno a questo progetto, che delle modifiche apportate al materiale originale. La verità, però, è che il cambio di ambientazione si è rivelato poi il punto di forza dell’intera produzione. Perso quel piglio pop, nerd e moderno dell’opera di Millar, Jodie, il prescelto ci racconta la vita di un gruppo di persone che vive in uno stato dove la religione è a dir poco fondamentale. Gli avvenimenti e la reazione del popolo sono quindi ancora più sentiti e ammettiamo di esserci appassionati non solo alla storia del protagonista, ma anche a quella di diversi personaggi secondari. Le sei puntate scorrono così rapide da poter essere godute anche in una sola, lunga, visione. Una scelta che ci siamo trovati involontariamente a prendere, catturati dal ritmo e dall’atmosfera unica della produzione targata Millarworld e Redrum.

UN CAST CONVINCENTE E UNA MESSA IN SCENA RIUSCITA

Parte del motivo per cui ci sentiamo di consigliarvi la visione di Jodie, il prescelto è dovuto al cast messo in piedi dai tre autori. Bobby Luhnow, nel ruolo del protagonista, ci ha lasciati inizialmente spaesati, ma ci ha conquistato man mano con la sua capacità di risultare un personaggio tanto positivo quanto negativo. Ottimi anche tutti gli altri attori, tra i quali spiccano sicuramente Dianna Agron (Heroes, Glee) e Tenoch Huerta (il Namor di Black Panther: Wakanda Forever). Un plauso in particolare lo meritano però i ragazzini amici di Jodie, che ci sono parsi tutti convincenti nonostante la loro giovane età e i pochi progetti alle spalle.

Se la storia e la recitazione ci hanno convinto sin da subito, lo stesso si può dire della fotografia e di alcune scelte prese in fase di regia da Everado Gout, tra i quali spicca la visualizzazione in 4:3. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a un prodotto sporco e rifinito al tempo spesso. Un risultato perfetto per l’ambientazione scelta, che mette in mostra il bello e il brutto della razza umana, dimostrandoci come la vita non sia fatta di solo bianco e nero, ma anche di numerose sfumature di grigio.

Jodie, il prescelto rischia di non venir visto da troppe persone. Un vero peccato, vista la generale bontà dell’opera. Per questo motivo non possiamo far altro che invitarvi a recuperare l’opera tratta dal fumetto di Millar e Gross, nella speranza lo show riesca a raggiungere il successo necessario per portare in scena anche il secondo e il terzo volume che compongono la serie cartacea. Una serie che, onestamente, non vediamo l’ora di vedere trasposta sul piccolo schermo in questa sua nuova veste.

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