Jane the Virgin 1x01 "Pilot": la recensione

Rifacimento di una serie venezuelana, Jane the Virgin è divertente e autoconsapevole

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Distillato di trash con salsa ispanica a parte. Questa la ricetta alla base di Jane the Virgin, punto d'incontro a metà strada fra il teen drama e la telenovela, nuova proposta di The CW basata sulla venezuelana Juana la Virgen. Un titolo di serie che in questo caso è soggetto, dichiarazione d'intenti e sfida aperta allo spettatore, diviso nel corso della visione tra sconcerto, risate e semplice imbarazzo. Eppure... la fortissima autoconsapevolezza che muove ogni passo e ogni battuta della scrittura emerge continuamente, e a modo suo è piacevole. La ricetta rimane la stessa, ma le dosi sono presentate nella quantità giusta per non sdegnare. Bisogna andare al di là di eventuali discorsi su promozione o bocciatura, ma, contro ogni possibile previsione, questa è una serie che può avere un suo senso.

Come da titolo, Jane è una ragazza ancora vergine di famiglia ispanica, e quindi con tutti gli stereotipi corredati che la scrittura si guarda bene dal non mostrare. Traumatizzata dalla nonna ancora in tenera età, finora ha rifiutato di concedersi. Ciò non le ha però impedito di trovare l'idillio amoroso con l'agente di polizia Michael, che dopo un lungo fidanzamento vorrebbe anche compiere con lei il decisivo passo verso il matrimonio. Il destino, la sorte, una ginecologa distratta si metteranno in mezzo, e la giovane "immaculada" (come la definirà sua madre in uno slancio di euforia mistica) finisce per rimanere incinta. A questo punto l'episodio parte per la tangente e cominciano a spuntare da ogni angolo vecchi amori, tradimenti, segreti, genitori scomparsi, manifestazioni di attori da telenovela.

Una fiumana di rapporti coniugali da far impallidire Beautiful. Not addicted yet? È comprensibile, Jane the Virgin mette a dura prova la nostra pazienza con un campionario di assurdità non da poco. Un voice-over onnipresente, interpretazioni sopra le righe, una scrittura che procede per coincidenze improbabili e banalità varie, una farsa costante che si prende in giro in ogni momento. Forse il primo accostamento che si potrebbe fare è con Ugly Betty, ma qui ci troviamo in presenza di qualcosa di diverso. In quel caso il rifacimento inglobava la fonte di provenienza (Betty la fea), tenendo vivo il lato comedy, ma opponendo uno stile "americano" che emergeva soprattutto nel lato drama e che più spesso riconduceva tutto ad una morale (essere contro apparire). Qui no.

Qui si ritrovano gli stilemi tipici da telenovela – non fate finta di non conoscerli – che poi sono praticamente quelli elencati sopra. A un certo punto il protagonista di una telenovela seguita dalla protagonista appare per darle un consiglio, raccontando un proprio arco narrativo che lo vede innamorato di una donna che si scopre essere la sorellastra. Jane the Virgin è questo, ma solo per il fatto di parlare delle telenovelas come di un qualcosa di estraneo e familiare al tempo stesso – la voce narrante dirà che Jane è diventata come la protagonista di uno di questi programmi – la serie diventa uno scherzo consapevole. Ed è questo, in parte, a salvarla. Gina Rodriguez è una protagonista adorabile, la follia narrativa imperversa e l'episodio è godibile. Da qui a consigliarla come serie ce ne passa, ma è un buon inizio.

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