Jack Reacher, la recensione
La prima versione cinematografica dell'investigatore di Lee Child soffre troppo l'attore che lo interpreta. Buono, perfettino e mai davvero in gioco, si salva per l'ironia...
Di Sherlock Holmes moderni ne abbiamo visti tantissimi. Alcuni fanno i medici, altri sono fedelissimi al modello originale e si distanziano solo per gli abiti moderni o l'uso della tecnologia, altri ancora ne vestono i panni d'epoca anche se poi sono molto poco fedeli e più avventurosi, tutti sono intelligentissimi, misogini, iracondi, hanno una spalla e dei superiori a cui mostrarsi migliori. Jack Reacher mena anche.
Nella versione cinematografica voluta da Tom Cruise e affidata allo sceneggiatore di I soliti sospetti e poi gran collaboratore di Bryan Singer, le tendenze holmesiane sono anche accentuate: nessuna storia d'amore, più uomo d'azione.
Succede così che a fronte di moltissime parti riuscite e appassionanti (la ricostruzione degli omicidi, il montaggio serrato e molto asciutto del processo inferenziale e tutte le sequenze d'azione sono ottime) il film risente dialoghi pessimi, molto didascalici e finalizzati a spiegare ogni passaggio. In questo modo le spalle di Reacher appaiono come degli stupidotti, mentre la genialità di Conan Doyle era di dipingere Watson come un uomo abile e furbo, e quant'è peggio il film è anche incapace di mettere vera tensione o ancora di più paura per il villain della situazione (interpretato da Werner Herzog, con un occhio cieco e senza le dita delle mani, che peccato non aver messo davvero a frutto questa genialata di casting!).
A differenza dei libri poi il film preme molto sul pedale dell'ironia di Reacher, si ride parecchio come nello Sherlock Holmes di Guy Ritchie, ma lungi dall'essere una parte bene amalgamata nel tono generale, si ha l'impressione che l'ironia sia una pezza, il condimento che rende accettabile la minestra.
Indeciso su cosa essere (non è giustiziere, non è eroe simpatico, non è antipatico, non è conquistatore ma nemmeno davvero misogino, non ha stile ma nemmeno è talmente sciatto da farne una caratteristica, sembra invincibile ma nel finale ci fanno credere che si affidi ad un piano senza nè capo nè coda contando su un vecchio forse rimbambito) il Jack Reacher di Tom Cruise diventa inevitabilmente con lo scorrere del film un personaggio sempliciotto, un patriota buonista, ex militare dai principi di ferro, secchione autentico senza la perdizione affascinante che si accompagna alla genialità.