J. Edgar - la recensione
Tra le pieghe di questo film biografico classico e a tratti anche troppo banale e ruffiano si nasconde un splendido studio su una storia d'amore sommessa e soffocata...
La cosa più evidente diJ. Edgar (un film fatto da un repubblicano, questa volta è abbastanza evidente) sono le due spinte che hanno lavorato alla sua realizzazione. Da una parte Leonardo DiCaprio, intenzionato a dare forma ad un ruolo da Oscar fatto di clamorosi sfoghi, primi piani intensi e momenti di topica mimesi, dall'altra Clint Eastwood intenzionato a raccontare una storia d'amore con un personaggio refrattario e duro come l'acciaio (materia con la quale, diciamo, ha confidenza), un tentativo riuscito fatto di silenzi e piccole mosse.
In questi ultimi anni abbiamo visto Eastwood brillare davvero quando si è misurato su film in cui l'intreccio delle relazioni personali è il cuore della trama (Million Dollar Baby, Mystic River, Un mondo perfetto, Gran Torino) e meno quando affronta racconti anticonvenzionali, più descrittivi che narrativi o dotati di un afflato storico (il dittico Iwo Jima, Invictus,Changeling,Hereafter). Così anche J. Edgar regala i momenti più preziosi nei confronti tra esseri umani e non nelle descrizioni storiche, nei momenti in cui si dice qualcosa ma si vorrebbe esprimere qualcos'altro.
Inqualificabili, infine, il make-up d'invecchiamento e il doppiaggio italiano. Roba da cinema parrocchiale.