Iwájú: City of Tomorrow (miniserie), la recensione

I sei episodi di Iwájú: City of Tomorrow non brillano per originalità e rimangono ancorati in un lago di mediocrità pensato per i più piccoli

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Iwájú: City of Tomorrow, la recensione della stagione 1 disponibile su Disney+ dal 10 aprile 2024.

Dopo un debutto non troppo rumoroso lo scorso febbraio negli Stati Uniti, Iwájú: City of Tomorrow arriverà anche da noi il prossimo 10 aprile su Disney+. Con tutti e sei gli episodi, il frutto della collaborazione tra Walt Disney Animation Studios e Kugali, società panafricana di intrattenimento a fumetti, si prepara a far conoscere una Lagos futuristica in cui le classi sociali sono ancora ben definite.

Il progetto è un racconto di classe Nigeriano, che mostra le due facce della stessa medaglia, cercando di aggiungere qualche idea futuristica in un dialogo che è ancora fin troppo attuale. Nonostante alcune buone idee però, Iwájú: City of Tomorrow è ancorato a un modo antiquato di concepire le storie e questo gli si ritorce contro.

La trama di Iwájú: City of Tomorrow

Iwájú: City of Tomorrow è ambientato in una Lagos futuristica in cui chi fa la bella vita può godere di tecnologie mozzafiato, come auto volanti o attrezzi ologrammatici. Comodità su comodità che ne aumentano lo stile di vita facoltoso e senza pensieri. L'altra metà del paese Nigeriano però è rimasto almeno un secolo indietro: la povertà costringe le famiglie a non avere le porte di casa, a vivere in un'unica stanza e a pagare spese mediche indecenti. Una Lagos mostruosamente simile a quella reale, fatta di persone vere che cercano di dare una svolta alla propria vita nel miglior modo possibile. Ovviamente, non sono tutte brave persone, ne in un lato ne nell'altro. La parte ricca viene minacciata da rapimenti costanti, tant'è che il padre di Tola, la giovane protagonista della serie, sta ideando un metodo di difesa per i piccoli rampolli.

Otin è infatti una lucertola tecnologica che è in grado di difendere come un vero e proprio kaiju il proprio assistito. Per mettere a punto la trasformazione finale però, c'è bisogno di un collaudo su strada. Otin viene quindi affidato a Tola, proprio nel momento in cui il gruppo di rapitori le mette gli occhi addosso. Ad aiutare la piccola protagonista c'è Kole, tuttofare presso la residenza ma ovviamente, cittadino povero di Lagos. Tra un litigio e un segreto, la storia si intreccia nel corso dei sei episodi, con qualche spruzzo ottimo, ma principalmente sa tutto di già visto. Alcuni spunti vengono liquidati troppo in fretta, sebbene una volta raggiunto l'ultimo episodio si abbia la sensazione ci sia stato qualcosa di superfluo.

Un futuro ancorato nel passato

Quello che a mio parere non funziona però è la regia dell'intero racconto. Si tratta di qualcosa che non osa mai e fa sempre il proprio compitino da tv per ragazzi. Quando sembra che le inquadrature facciano qualcosa di diverso (richiamando il coloratissimo folklore nigeriano) si viene subito interrotti dal ritorno al classico. È qualcosa di visto e rivisto e che non riesce a ritagliarsi una sua identità. Lo stesso Otin è molto simile nei movimenti a Bruni, il geco di Frozen 2, quasi andasse a riciclarne il pattern. L'altra cosa che purtroppo non funziona è il manierismo di certi personaggi: quello che è stato fatto per farli sembrare realistici li rende, a occhi non nigeriani, delle macchiette stereotipate, distruggendone il messaggio.

Non c'è nulla che colpisce, neanche l'orecchiabile colonna sonora, nulla che rimane dopo la visione, certo il concept è interessante, ma è stato sfruttato male. Troppi argomenti tutti insieme e nessuno sviluppato a pieno, con cambi di direzione repentini e una chiusa che ripeto, arriva con forse troppa fretta.

I sei episodi di Iwájú: City of Tomorrow non brillano per originalità e rimangono ancorati in un lago di mediocrità pensato per i più piccoli. Se state cercando una nuova serie animata imperdibile, il Lagos futuristico non è il posto giusto in cui guardare. Se invece volete passare una serata o un sabato pomeriggio tra clichè e luoghi comuni, siete nel posto giusto.

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