Ivar, Timewalker vol. 2: Disfare la Storia, la recensione
Abbiamo recensito per voi il secondo volume di Ivar, Timewalker, di Fred Van Lente e Francis Portela
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Neela Sethi era a un passo dallo scrivere un’importante pagina della Storia: effettuare l’ultimo e decisivo test su una macchina del tempo. Ossessionata dall'obbiettivo di salvare il padre, Neela ha speso gli ultimi anni nel suo ufficio a Ginevra con la speranza di tornare nel passato e modificare lo scorrere degli eventi. Quando ormai era tutto pronto, fuori alla sua porta si è palesato Ivar, il Viandante Eterno, giunto per metterla in guardia sui pericoli legati ai suoi esperimenti. I due hanno intrapreso un fantastico viaggio nel tempo, al termine del quale la ragazza è stata catturata dalla Signore dei Prometeici, la cui identità ha reso il quadro ancora più agghiacciante: a capo di questa razza aliena della Quinta Dimensione c’è infatti una Neela del futuro, e le sue intenzioni sono tutt’altro che pacifiche.
Disfare la Storia è il titolo del secondo volume di Ivar, Timewalker, serie Valiant presentata in Italia da Star Comics. Ad affiancare lo scrittore Fred Van Lente troviamo questa volta il disegnatore spagnolo Francis Portela (Faith). Il team creativo è completato dal colorista Andrew Dalhouse, già apprezzato sul precedente brossurato.
Giunti alla conclusione di questo secondo arco narrativo (di tre), non riusciamo a trovare elementi che inducano a rivalutare in positivo la serie. I limiti riscontrati in Fare la Storia – la scarsa originalità della trama e le caratterizzazioni dei personaggi troppo ingessate e canoniche – rivivono anche in questi quattro capitoli, a consolidare le considerazioni già maturate. Fatta salva la capacità di imbastire una storia strutturata lungo diverse linee temporali convergenti nella trama portante, l’operato di Van Lente non riesce a catturare l'interesse, mancando spunti di originalità. Inoltre, sono diversi gli aspetti di questo fumetto che risultano deboli o del tutto campati in aria, a svilire una base scientifica che invece risulta solida e accattivante.
A poco serve il coinvolgimento di due volti ben noti dell’Universo Valiant: le peculiarità di questi personaggi – l’epicità di Gilad e la dissolutezza di Aram – non vengono sfruttate nella giusta maniera, restituendoci così gli esponenti del clan Anni-Padda come semplici spalle comiche da affiancare a Ivar. La macchiettistica caratterizzazione dei due e gli isterismi inutili che accompagnano i loro dialoghi producono spesso situazioni poco divertenti e, in alcuni casi, al limite del banale.
Decisamente lineare la prova di Portela al tavolo da disegno: rispetto a Clayton Henry, l’artista spagnolo è molto attento alla recitazione dei suoi personaggi e, complice uno stile preciso e asciutto, riesce a catturare l’espressività dei protagonisti tanto nei primi piani quanto nelle loro pose. Affascinanti le architetture spaziali delineate con grande cura dei particolari, elemento che ritroviamo anche nella ricostruzione degli interni e degli scenari al limite dello spazio-tempo. Il risultato è più che sufficiente, sebbene non si riscontri la voglia di osare e, dato il tema fantascientifico della serie, era lecito attendersi qualcosa di più.
In chiusura, non possiamo non sottolineare la bellezza delle copertine firmate da Raúl Allén, artista dall'accattivante stile pop.