Ivar, Timewalker vol. 1: Fare la Storia, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo volume di Ivar, Timewalker, opera di Fred Van Lente e Clayton Henry
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Il tempo, come suggerisce Wikipedia, è la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi e che induce la distinzione tra passato, presente e futuro. Immaginando il tempo come una linea retta, percorrendolo in un senso o in un altro si possono rivivere passaggi significativi dell'esistenza e scoprire cosa abbia in serbo per il domani. Viaggiare nel tempo, insomma, è una delle fantasie più antiche dell’umanità, esemplificata splendidamente nel romanzo La macchina del tempo, di H.G. Wells.
Improvvisamente, alla porta della donna bussa Ivar Anni-Padda, fratello di Gilad (conosciuto anche come il Guerriero Eterno) e di Aram, noto ai più come Armstrong. Inizia per la protagonista una folle corsa attraverso le età storiche più disparate, inseguita dai Prometeici e dalla paura di alterare irrimediabilmente la linea temporale.
L'arco narrativo Fare la Storia non presenta particolari spunti, in termini di originalità, rivelandosi nella sua interezza un racconto decisamente canonico: un ambiguo personaggio bussa alla porta di colei che sta per dare il via ai viaggi temporali e da questo evento scaturisce un’avventura in giro per lo spazio-tempo, con tanto di nemici alle calcagna (ma siamo sicuri che siano loro i cattivi?). Non è esplicitato il movente di Ivar, ma nel corso della lettura viene rivelato quello di Neela. Risultano prevedibili le caratterizzazioni dei protagonisti e determinati sviluppi della vicenda. Inoltre, la scelta di ambientare i primi archi narrativi in periodi storici fin troppo abusati, la battaglia di Trafalgar e la Germania nazista, non aiuta a rendere la lettura più frizzante.
Va detto che quando Van Lente veste i panni del divulgatore scientifico, come ai tempi di Action Philosophers!, la storia si rianima leggermente. Nell’ultimo capitolo, infatti, lo scrittore di Cowboy & Aliens porta in scena la Congettura di protezione cronologica, formulata dal fisico Stephen Hawking: sebbene l’impostazione dell'episodio richiami il romanzo di Stephen King 11.22.63, riesce nel difficile compito di rendere piacevole un fumetto fin a quel momento privo di mordente. Nel suo sviluppo poco entusiasmante e nella riproposizione di situazioni già viste, Ivar, Timewalker raggiunge la sufficienza esclusivamente grazie a un buon ritmo, a una cospicua dose di gag divertenti e alle citazioni pop a effetto.
Non decolla nemmeno la prova di Henry al tavolo da disegno, priva di guizzi e poco originale nelle soluzioni adottate. Lo stile dell’artista giamaicano delinea suggestivi scenari in continua trasformazione, ma al contempo non riesce a imprime alla vicenda quella visionarietà e quella ricercatezza che atmosfere da viaggio nel tempo sono facilmente in grado di evocare. Il risultato è dunque una prova fin troppo convenzionale che non aiuta a risollevare le sorti di questo primo arco narrativo.