It Stains the Sands Red, la recensione

La nostra recensione di It Stains the Sands Red, film diretto da Colin Minihan e presentato al Trieste + Science Fiction Festival

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Il film è stato presentato al Trieste Science + Fiction Film Festival 2017

In un periodo in cui gli zombi sono particolarmente popolari, sul piccolo e grande schermo, è difficile riuscire a proporre un approccio originale all'idea che sulla Terra ci siano dei morti viventi. It Stains the Sand Red, diretto da Colin Minihan, prova a intraprendere un percorso nuovo seguendo il tentativo di sopravvivere di una donna alle prese con una creatura che diventa quasi la sua ombra.
Molly (Brittany Allen) ha un passato complicato e un po' misterioso ed è in viaggio con il suo fidanzato. Quando la coppia è costretta a fermarsi a causa di un guasto alla macchina, uno zombi uccide il giovane e inizia a darle la caccia. L'unica possibilità di salvezza sembra quindi quella di attraversare il deserto e raggiungere un piccolo aeroporto in cui degli amici stavano aspettandoli per partire con un volo privato. Molly inizia il suo cammino cercando di mantenersi a distanza di sicurezza dallo zombi che diventa, con il tempo, quasi inspiegabilmente una presenza in grado di motivarla a lottare, a trovare una forza interiore che non credeva di possedere, e persino rassicurante.

La trama è ricca di momenti oltre il limite del surreale e a tratti un po' di cattivo gusto ed è solo nella seconda parte del film che It Stains the Sand Red inizia a offrire degli elementi interessanti esplorando il rapporto tra chi è in vita, pur conducendo un'esistenza in cui si è deciso di soffocare certe emozioni, e chi si è invece trasformato in una creatura animata solo dall'istinto. Il rapporto tra Molly e lo zombi ricorda in parte quello al centro dell'apprezzato Swiss Army Man - Un amico multiuso per quanto riguarda l'idea che si possa decidere di ricominciare a lottare e vivere grazie all'"amicizia" con qualcuno che non avrà mai quell'opportunità.

La recitazione di Brittany Allen, messa alla prova anche con gli ostacoli naturali rappresentati dal doversi spostare nel deserto e spesso di notte, appare in più passaggi approssimativa, adeguandosi però in un certo senso alla natura della sceneggiatura. Nella parte finale del film, infatti, anche l'attrice principale riesce a far emergere la sua capacità di attribuire al personaggio lo spessore necessario a non farla ricadere negli stereotipi della donna bella e complessata a causa del suo passato. L'uso dei flashback, che dovrebbe arricchire il film, appare invece come una scelta non convincente e poco coerente all'interno di un contesto in cui questi passaggi quasi onirici spezzano il ritmo della narrazione. La scelta di proseguire il racconto mostrando il risultato dell'evoluzione di Molly, inoltre, appare forzato e piuttosto inutile, avendo già dato spazio al cambiamento emotivo del personaggio personale in più momenti, facendo sembrare gli ultimi minuti quasi il prologo di un possibile sequel.
Il budget limitato influisce molto sulla regia di Minihan e il risultato finale, anche a livello tecnico è ricco di alti e bassi pur avendo degli spunti interessanti e proponendo una fotografia piuttosto suggestiva nelle lunghe sequenze ambientate nell'apparentemente sconfinato deserto.

It Stains the Sand Red, tra qualche emozione e alcune risate, coinvolge lo spettatore in un viaggio alla riscoperta degli aspetti più importanti della vita grazie al confronto diretto con la morte, ma non riesce a mettere in secondo piano i tanti difetti che lo rendono una visione piacevole e solamente a tratti soddisfacente.

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