It Ends With Us - Siamo noi a dire basta, la recensione
Si capisce che It Ends With Us ha le caratteristiche giuste del melodramma classico ma questa versione di Baldoni è insufficiente
La recensione di It Ends With Us, il film con Blake Lively tratto dal romanzo di Colleen Hoover, in sala dal 21 agosto
Non c’è solo questo però, tutto il film è sbilanciato, troppo dilatato nella prima parte (in cui vengono impostati i caratteri) e poi rapido e sbrigativo nel finale; poco attento alle parti ambientate nel passato, la cui costruzione emotiva è cruciale per il presente, e quindi non eccessivamente efficace quando, nella vita di questa donna che ha amato follemente da giovane un ragazzo che non ha più visto, lo vede piombare nella sua vita adulta proprio quando sembra finalmente aver trovato un’altra storia ideale da vivere a pieno. Quello è il momento cruciale di ogni melodramma, quello in cui il tempo diventa un attore, ha un ruolo e si oppone alle possibilità di felicità della protagonista, e sembra depotenziato.
In un film come questo, in cui al centro di tutto ci sono le scelte sentimentali di una donna in una trama che ne mette alla prova la capacità di afferrare l’amore vero in mezzo a molte possibilità, uno che non ha come obiettivo di riscrivere il genere ma anzi di centrare tutti i punti della lista e usare il potere evocativo della formula per poi costruire un secondo discorso che compare nel finale, la recitazione è un po’ più cruciale del solito perché tutto è finalizzato a quello, a esternare di un sentimento che deve accoppiarsi con quello che esiste dentro lo spettatore e in questa identità scatenare la commozione. Ma come si può sentire identità con qualcosa recitato così dozzinalmente?
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