Iron Man 3, la recensione [1]

Dopo il tripudio di supereroi di The Avengers, si torna all'eroe dove tutto è cominciato. Iron Man 3 è forse l'opera più matura e seria (non seriosa) dei Marvel Studios...

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Giunti al sesto lungometraggio (il quarto con Iron Man nel cast dei protagonisti), esattamente un anno dopo il tripudio di supereroi di The Avengers, cosa potevano proporre di nuovo i Marvel Studios con Iron Man 3?

Tornati all'eroe dove tutto è cominciato (Iron Man, 2008, ha lanciato l'attuale avventura cinematografica dei Marvel Studios, una scommessa decisamente vinta, alimentata dall'acquisizione della compagnia da parte della Disney), ecco il supereroe con i disturbi da stress post-traumatico.

Alla fine di The Avengers, infatti, Iron Man ha salvato la Terra, e ora è il primo a dover affrontare sulla sua pelle le conseguenze di quell'esperienza. La gente lo ferma per strada per chiedergli curiosità sugli alieni e i portali, ma lui non dorme la notte e ha gli attacchi di panico anche solo a sentire il nome di New York.

Ma è tutto un pretesto, perché Iron Man 3, grazie al regista Shane Black (al suo secondo lungometraggio dopo Kiss Kiss Bang Bang, sempre con Downey Jr.) e al co-sceneggiatore Drew Pearce, è saldamente ancorato al suolo, con minacce ancora una volta molto più "terrestri": un terrorista (il Mandarino, uno straordinario Ben Kingsley) e uno scienziato pazzo (Aldrich Killian, interpretato da Guy Pearce). Alla Marvel va riconosciuto il coraggio di affrontare temi di attualità (si citano Bin Laden e Gheddafi peraltro con un paragone un po' azzardato) che diventano anche scottanti se si pensa a eventi di cronaca anche recenti. Ma non è su questo che poggia Iron Man 3, quanto sulla figura umana di Tony Stark e sul suo rapporto con Iron Man. Il risultato è un film denso, molto denso, ma non affollato di eventi e soprattutto non troppo lungo, al contrario di Iron Man 2.

Shane Black riesce a dosare con grande equilibrio elementi dark (è il film più "graficamente" violento dei Marvel Studios) e umorismo (numerose le risate scatenate non solo da scene puramente slapstick, ma da veri e propri momenti surreali e dialoghi brillanti). Ma non solo: in Iron Man 3, nonostante i numerosi momenti d'azione anche spettacolare (tutta la sequenza finale può dirsi memorabile, con uno, dieci, cinquanta Iron Man), Tony Stark si toglie l'armatura e per buona parte del film affronta la situazione (volente o nolente) senza la sua corazza.

Non stiamo parlando ovviamente di un film perfetto, anche se per chi scrive forse si tratta dell'opera più matura e seria (non seriosa) dei Marvel Studios. Per esempio, non mancano i classici momenti di exposition (soprattutto nella prima parte), anche se uno in particolare, che coinvolge Mandarino, lo è in maniera molto ironica. Inoltre, i fan "accaniti" dei fumetti potrebbero non accettare alcune decisioni di Shane Black e Drew Pearce.

Diversi, poi, gli inside joke con riferimenti non solo alla stessa filmografia di Shane Black (dall'ambientazione natalizia alle dinamiche alla Arma Letale tra Tony Stark e Rhodey, rigorosamente senza armatura), ma anche a Downton Abbey e a Terminator.

E per quanto riguarda le armature, basti sapere che in questo episodio Tony Stark finisce per farci veramente di tutto: le distrugge, le richiama a sè mentre cade nel vuoto, le utilizza a pezzi durante i combattimenti come fossero armi, le usa come alter ego. Perché per Tony Stark l'armatura, alla fine, è solo uno strumento: è lui il vero Iron Man.

NB: Capitolo riconversione 3D. Semplicemente inutile, anche se non fastidioso.


Cosa pensate della recensione di Andrea Francesco Berni? Potete discuterne in questo topic del forum supereroi.

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