Io sono Vera, la recensione
Tra il versante mistico e quello del dramma famigliare, Io sono Vera punta sul secondo, ma il risultato è assai banale e stucchevole. La recensione
In Liguria, una bambina di 9 anni scompare senza lasciare traccia. In Cile, nello stesso momento, un uomo, colpito da un infarto, si risveglia all’improvviso, cominciando ad avere strana visione della bambina. Cinque anni dopo lei ricompare, ma come donna di trent’anni: i genitori, sconvolti, fanno fatica ad accettarla. Io sono Vera parte da questo spunto thriller/fantascientifico, ma non stupirà più sostenere che, considerando che è un film italiano, punti più sul versante del dramma famigliare piuttosto che su quello del mistero. Forse neanche più che questo sia narrato con un intreccio e una messa in scena ben poco originali.
Questa diventa ancora più predominante nella seconda parte, in cui, lasciato ai margini l’uomo, la storia si concentra sul rapporto tra i genitori e la figlia ritrovata: il padre rimane più scettico, la madre invece la riconosce subito. Sotto la flebile patina fantascientifica, il tema è dunque molto verosimile: la difficile accettazione della crescita e dei cambiamenti della propria bambina. Senza più il mistero a guidare lo svolgimento, si susseguono quadretti di un’intimità struggente e melodrammatica, pieni di pianti e dichiarazioni assolutorie ("È la nostra bambina. Devi accettarla!"). Tutto scivola verso la banalità, complice anche una regia non all'altezza.
E allora non stupisce che Io sono Vera, che aveva la presunzione di essere criptico e metafisico, di parlare di fede e spiritualità, si conclude riassumendo il proprio pensiero con: "Siamo fatti della stessa materia delle stelle".