Io Sono Valentina Nappi, la recensione
Centrato sul sesso per andare a parare altrove, Io Sono Valentina Nappi vuole colmare il territorio tra cinema porno e cinema comune
A partire dalla pornostar che dà il titolo al film, tutto Io Sono Valentina Nappi proviene dal porno, ne ha l’impostazione narrativamente asciutta e con pochi fronzoli, ne ha il minutaggio dedicato al sesso e il protagonismo femminile. Quel che del porno non ha è l’attenzione a qualcos’altro che non sia il sesso, nello specifico a creare un’atmosfera in cui la pratica sessuale sia inserita, e farlo tramite gli strumenti del cinema (illuminazione, montaggio tra le camere che riprendono gli atti, dialoghi, recitazione, scenografia ecc. ecc.).
C’è infatti un senso di dominio atletico evidente da parte di Valentina rispetto al suo partner, che non diventa mai gara ma è sempre un divertimento comune. Forse sarebbe esagerato parlare di “dolcezza”, il film (lo voglia o no) non arriva a tanto, ma di certo c’è grande confidenza, complicità e molta umanità. Il sesso di fatto non è solo mostrato ma è proprio raccontato. Non è forse ancora sufficiente per colmare quel terreno tra cinema porno e cinema che non lo è, ma è senza dubbio un primo atto di un linguaggio diverso dal solito che dei corpi nudi che si uniscono e provocano l’un l’altro piacere fa un uso radicale e realmente cinematografico.