Io sono tuo padre, la recensione
In Io sono tuo padre c'è tutto quello che ci deve essere per potersi definire un film padre/figlio vecchio stampo, anche una guerra
La recensione del film con Omar Sy, Io sono tuo padre, in uscita il 24 agosto al cinema
Come in Father & Son di Cat Stevens anche in Io sono tuo padre infatti saltiamo continuamente tra ciò che accade al padre e ciò che accade al figlio, anche se i due sono (quasi sempre) insieme, nello stesso battaglione, e non separati. Ma saltiamo tra i due come botta e risposta, quello che le loro peripezie dicono forma lo stesso dialogo di quella canzone, esponendo le consuete opposizioni logiche da padre/figlio: irruenza contro temperanza, passione contro calcolo, esperienza contro ingenuità, affetto contro ribellione. Impeccabile e al tempo stesso senza anima.
Io sono tuo padre infatti rispetta tutte le regole del film di prima guerra mondiale, e lo fa con così tanta correttezza da scatenare solo rispetto e ammirazione per altri film, quelli che invece di rispettarle le regole le hanno rotte: dal clichè della piccola storia all’interno della grande storia, alla narrazione tutta campi stretti che negan le panoramiche per far stare lo spettatore spiazzato come i personaggi. Questo educato e ripulito dramma da fronte di buone letture, non ha davvero altro se non le sue belle ricostruzioni d’epoca e gli impeccabili costumi uniti a scenografie luride al punto giusto per la guerra di trincea. Perfetto per soddisfare chi desidera rivedere quello che ha già visto e sentirsi raccontare quello che viene sempre raccontato.