Io sono tuo padre, la recensione

In Io sono tuo padre c'è tutto quello che ci deve essere per potersi definire un film padre/figlio vecchio stampo, anche una guerra

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione del film con Omar Sy, Io sono tuo padre, in uscita il 24 agosto al cinema

Storie di padri in film per nonni. Io sono tuo padre, fotografia a parte, potrebbe tranquillamente essere retrodatato agli anni ‘80 o ‘90 e nessuno se ne accorgerebbe, tanto è vecchio stampo nell’impostazione e nell’esecuzione. Tanto è letterario il suo passo, tanto è corretto e giusto tutto quanto al limite della noia, senza sbafature e senza nessun impeto. Questa storia di un padre e un figlio africani coinvolti loro malgrado nella prima guerra mondiale, non parla ad entrambe le categorie ma solo alla prima (come detto, meglio se è in là con gli anni) talmente tutto è così educativo, giusto e per bene.

Come in Father & Son di Cat Stevens anche in Io sono tuo padre infatti saltiamo continuamente tra ciò che accade al padre e ciò che accade al figlio, anche se i due sono (quasi sempre) insieme, nello stesso battaglione, e non separati. Ma saltiamo tra i due come botta e risposta, quello che le loro peripezie dicono forma lo stesso dialogo di quella canzone, esponendo le consuete opposizioni logiche da padre/figlio: irruenza contro temperanza, passione contro calcolo, esperienza contro ingenuità, affetto contro ribellione. Impeccabile e al tempo stesso senza anima.

Ogni personaggio è l’incarnazione della propria funzione narrativa, si veda il padre, interpretato daOmar Sy e personaggio principale: non ha un carattere che non sia lo spirito paterno. Il figlio lo stesso: non esprime altro se non il desiderio di approvazione e considerazione nelle maniere scomposte dei ribelli. Tutto questo è già un film in sé (per quanto banale) se lo si trasporta al fronte, tra bombe e rischio di morte lo è ancora di più. Ma non per questo è un film appassionante.

Io sono tuo padre infatti rispetta tutte le regole del film di prima guerra mondiale, e lo fa con così tanta correttezza da scatenare solo rispetto e ammirazione per altri film, quelli che invece di rispettarle le regole le hanno rotte: dal clichè della piccola storia all’interno della grande storia, alla narrazione tutta campi stretti che negan le panoramiche per far stare lo spettatore spiazzato come i personaggi. Questo educato e ripulito dramma da fronte di buone letture, non ha davvero altro se non le sue belle ricostruzioni d’epoca e gli impeccabili costumi uniti a scenografie luride al punto giusto per la guerra di trincea. Perfetto per soddisfare chi desidera rivedere quello che ha già visto e sentirsi raccontare quello che viene sempre raccontato.

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