[Cannes] Io e te, la recensione
Tenendo un profilo basso, adattando un romanzo e giocando su interpretazioni e messa in scena scorrevole Bertolucci realizza un film di medio livello... tra i migliori mai visti.
Si pensava che Bernardo Bertolucci non avrebbe diretto più nulla e invece una storia tutta ambientata in una cantina (che quindi non gli richiede di spostarsi, cosa problematica ora che è su una sedia a rotelle) l'ha convinto a riprovarci.
Si pensava fosse un filmone d'autore tratto da Ammaniti e invece è un film leggero, nè dramma nè commedia, un'opera che smussa qualche asperità del libro e si diverte a filmare un rapporto a due nel suo formarsi.
Il profilo bassissimo scelto da Bertolucci lascia al film solo il suo mestiere, la scorrevolezza di una buona sceneggiatura (per quanto piena di anacronismi e momenti awkward bertolucciani) e un modo di fare cinema, cioè di raccontare sensazioni che vanno oltre le parole, piacevole e coinvolgente.
Anche al netto della versione italiana di Space Oddity cantata da Bowie stesso (perchè??), della citazione posticcia al "Royale con formaggio" e al particolare del 14enne di oggi che legge Tex come se fosse una cosa normale,Io e te rimane un film ben riuscito che fa sognare un cinema di medio livello tutto così. Storie commerciali e magari non particolarmente originali ma scritte da professionisti (un ragazzo si chiude nella cantina di casa fingendo di essere andato in settimana bianca per starsene da solo, ma subirà l'invasione della sorellastra drogata con cui relazionarsi nello spazio stretto per 7 giorni), realizzate con gusto e abilità. Cinema di rapido consumo con un minimo di cose da dire e una grazia nel tocco che abituano il pubblico a standard superiori. Magari.