Io e Marley

La storia di un uomo, la sua famiglia e il suo animale a quattro zampe, definito "il peggior cane del mondo". Owen Wilson e Jennifer Aniston non risollevano una storia prevedibile e ricattatoria...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloIo e MarleyRegiaDavid Frankel
Voci originali
Owen Wilson, Jennifer Aniston, Eric Dane, Kathleen Turner, Alan Arkin
Uscita3 aprile 2009 

Forse, da un certo punto di vista, Io e Marley rappresenta la dimostrazione pratica di una certa superiorità del cinema americano sul resto del mondo. No, non si parla di livello qualitativo, ma di capacità di realizzare pellicole che interessino al pubblico, costi quel che costi. Insomma, la rappresentazione della frase di Godard "tra un brutto film americano e un brutto film bulgaro, preferisco vedere il primo".

Io e Marley dimostra che, con una buona idea accattivante di partenza (magari supportata da un romanzo di successo), si può fare a meno di 'quisquilie' come regia e sceneggiatura. In effetti, le principali responsabilità della mediocrità di Io e Marley sono da addebitare al regista David Frankel, che con Il diavolo veste Prada, senza fare miracoli, aveva svolto ben altro lavoro. Qui, dopo un simpatico momento autoironico e spiazzante all'inizio, il realizzatore non riesce più a trovare il tono leggero che sarebbe indicato per un prodotto del genere. D'altra parte, gli sceneggiatori Scott Frank e Don Roos non creano nulla di più che una serie di scenette slegate (a questo proposito, da notare il montaggio ultrarapido e pacchiano con tante situazioni imbarazzanti collegate a Marley, che sembrano più un contentino per i fan del libro che un'esigenza cinematografica), ma senza mostrare una vera e propria evoluzione nei personaggi. Certo, alcuni momenti sono innegabilmente divertenti e magari anche irresistibili, ma questo non basta per produrre un film vero e proprio.

Gli attori fanno il possibile e va detto che la coppia Owen Wilson-Jennifer Aniston insieme ha una discreta sintonia. Il problema è che tutto viene mostrato dal punto di vista del cane, che si tratti di sesso, lavoro o i figli (che devono passare l'esame del quadrupede). Così, riusciamo a malapena ad avere un'idea delle opinioni e delle difficoltà del protagonista maschile (che monologa un po' troppo), mentre per Jennifer Aniston si tratta di un'occasione sprecata, considerando quanto poco è approfondito il suo personaggio. Non parliamo poi dei loro conflitti supoerficiali e che si concludono a tarallucci e vino (anzi, non si concludono, ma visto che loro due continuano a vivere insieme più o meno felicemente, li hanno superati, anche se evidentemente non sentivano il bisogno di mostrarci l'epilogo dei problemi). A questo punto, le cose migliori le propongono il premio Oscar Alan Arkin e in parte l'amico di lui, interpretato da Eric Dane (Grey's Anatomy). Peccato che non siano presenti se non per poche scene (i problemi di dover fare i film coi cani...).

Se poi aggiungiamo una colonna sonora piaciona e insopportabile (la cover lounge-moscia di Lithium dei Nirvana è materiale che andrebbe analizzato dal tribunale dell'Aia per crimini contro l'umanità), il quadro è abbastanza fosco. Il finale poi non stupirà chi ha letto il libro. Decisamente ricattatorio e sentimentale (anche se indubbiamente efficace per chi ama i cani e non solo), forse non trova il tono che sarebbe più indicato. Ma il pubblico, magari, vuole proprio quello: risate ed emozioni primordiali. E il cinema americano gliele fornisce...

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