Io e Marilyn - La recensione

Un uomo in crisi dopo il divorzio inizia a vedere lo spirito di Marilyn Monroe, che così cambierà la sua vita. Inoffensivo, scialbetto e poco divertente. Insomma, il solito film di Pieraccioni...

Condividi

Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloIo e MarilynRegiaLeonardo Pieraccioni
Cast
Leonardo Pieraccioni, Suzie Kennedy, Barbara Tabita, Biagio Izzo, Rocco PapaleoUscita18 dicembre 2009
 

In alcune occasioni, parlando dei film di un regista si rischiano di dire sempre le stesse cose. Non è tanto un problema con i grandi della settima arte, che anche se hanno uno stile ben riconoscibile normalmente offrono varie sorprese e soprattutto puntano a diversificare il loro lavoro. Ma quando un realizzatore fa sostanzialmente lo stesso tipo di cinema, magari per ragioni commerciali e per la paura di perdere un pubblico consolidato, ecco che si potrebbe spesso riprendere la recensione del film precedente senza dover modificare troppo il proprio articolo.

Le pellicole di Leonardo Pieraccioni sono un esempio perfetto di questa situazione. Per esempio, difficile trovare un suo titolo in cui lui non sviene e/o non balla (e Io e Marilyn non fa eccezione). O magari la solita galleria di personaggi machietta che ogni tanto suscitano una piccola risata, ma che in generale non offrono grande spessore al film. In questo caso, è interessante notare come la Marilyn Monroe protagonista sia sostanzialmente il personaggio idealizzato di Quando la moglie è in vacanza e non la figura complessa e alla fine tragica dell'attrice.

Per il resto, che manca? Ci sono le consuete gag allungate un po' troppo (e Pieraccioni conferma ancora una volta di non essere propriamente un grande regista) e che non vengono sfruttate bene (basti pensare alla giacca con le lucette). Le idee sono poco originali in alcuni casi (lo spunto di partenza è un misto tra La donna esplosiva e Provaci ancora Sam, per non parlare del recente Il mio amico Eric) e francamente poco comprensibili in altri (Pieraccioni sarà un appassionato di cucina nel voler chiamare il suo personaggio Gualtiero Marchesi e nel fargli ripetere sempre "come il cuoco, anche se non sono lui"?). E perché uno come Ceccherini lo si limita a un ruolo da pompiere e non da incendiario come sarebbe naturale?

Va detto comunque che la pellicola è meno fastidiosa di quanto si poteva temere. Anche se i personaggi femminili continuano a essere il tallone d'achille di questo autore, almeno sono leggermente più profondi di quanto abbiamo visto in passato. E la durata limitata (96 minuti) è una buona idea, soprattutto rispetto a tante commedie italiane che superano le due ore senza motivo.

Sostanzialmente, nulla di nuovo rispetto al tradizionale cinema di Pieraccioni, con pochissime soprese, conflitti pressoché inesistenti, personaggi monodimensionali e lo scontato elogio della vita normale. Perfetto per il pubblico medio italiano e per fare 20-25 milioni di euro durante le feste natalizie...

Continua a leggere su BadTaste